ANTICA ENOTRIA, NUOVA FRONTIERA: DALL’ELLADE AL RINASCIMENTO DEL VINO CALABRESE

Antonio Mazzitelli

 

Il Sommelier Magazine ANTICA ENOTRIA, NUOVA FRONTIERA: DALL’ELLADE AL  RINASCIMENTO  DEL VINO CALABRESE

Calabria, terra di contrasti e contraddizioni: splendida e disperata, accogliente e calda, violenta e matrigna. Sembrò l’Eden ai Greci che la colonizzarono tra l’VIII e il V sec. a.C.: pianure, fiumi e torrenti, colline fertili e montagne aspre, l’influsso benefico di due mari. Furono fondate città diventate potenti: Sybaris, Kroton, Rhegion, Lokroi Epizephiroi e molte altre; solo Roma riuscì ad assoggettarle nel 280 a.C., pur subendone il fascino: Graecia capta ferum victorem cepit! Gli Elleni, che già stavano elaborando la moderna cultura della vite, ci misero poco a capire l’enorme vocazione del territorio: “Enotria” fu battezzata la regione, “terra del vino” (da òinos, vino).

Il primo tralcio importato dai Pelasgi dalla Tessaglia risale allo sbarco dell’VIII sec. a.C. a Capo Zefirio, l’attuale Capo Bruzzano, vicino ai comuni di Bianco e Casignana nella Locride. Lungo il corso dei secoli, il vitigno (forse un mix di Moscati e Malvasie, simili a quelli che riscontriamo, ad es., sull’isola di Samo) si è adattato, acclimatato, modellato dai suoli e dalle ventilazioni calabre; la risultante è quello che oggi chiamiamo Greco Bianco, con il quale si vinifica lo splendido vino dolce locrideo “Greco di Bianco” (dove Bianco in questa accezione è il nome della cittadina al centro della produzione). Certamente il vitigno si è diversificato dall’originale sbarcato con i coloni, non così il modus vinificandi, rimasto quasi immutato: “Quando Orione e Sirio siano giunti nel mezzo del cielo ed Aurora dalle rosee dita avvisti Arturo, cogli allora tutti i grappoli e portali in casa; per dieci giorni e per dieci notti esponili al sole, per cinque mettili all’ombra, al sesto poni nei vasi i doni di Dioniso molto felice” (Le opere e i giorni, Esiodo, VII sec. a.C.). Sulle calabre prode si sono succedute molte ondate migratorie elleniche, ed ognuna ha apportato tecniche e soluzioni vitivinicole (ad es. l’introduzione dell’alberello, quale allevamento ottimale della vite) e tanti, tanti vitigni, patrimonio inestimabile della bio-diversità: sugli oltre 12000 ha vitati sono registrati 39 vitigni, ma se ne stanno studiando e recuperando molti di più.

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L’antenato del Cirò (il rosso più rappresentativo e famoso, da uve Gaglioppo) era il Krimisa (dal nome del villaggio fondato presso Punta Alice), il quale veniva offerto in dono agli atleti vincitori dei sacri giochi olimpici; per Milone di Crotone, vincitore di sei Olimpiadi, rappresentava un vero e proprio “doping”: si riporta che ne bevesse più di due litri prima di ogni gara! Il Krimisa – o Cremissa – primo sponsor di manifestazioni sportive. Era diventato talmente importante ed evocativo e a tal punto richiesto, che furono costruiti degli “enodotti” con tubi in terracotta; partivano dalle colline di Sibari fino al porto, dove il vino veniva sversato per gravità ed imbarcato nella maniera più rapida possibile; viaggiava all’interno delle caratteristiche anfore (ancora richiami alle tradizioni caucasico/elleniche), di cui possiamo ammirare splendidi esempi nello spettacolare Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Grazie alla particolare capacità traspirante delle anfore, la cui manifattura si trasmetteva di generazione in generazione, il vino continuava splendidamente il suo affinamento.

Oggi la Calabria si trova davanti ad un bivio decisivo: da una parte gli atavici problemi legati ad una criminalità violenta, sfrontata e potente e ai collegamenti da sempre precari; dall’altra produttori, molti sono giovani, che finalmente creano innovazione, ricerca e sperimentazione, ma soprattutto valorizzazione della propria autenticità: la modernità di Enotria non sminuisce, anzi decuplica la potenza di una tradizione millenaria, fatta di cultivar, tecniche e storie di vini e di uomini antichissimi e leggendari. Denominazioni come Moscato di Saracena, Cirò, Greco di Bianco, Bivongi, Donnici etc; zone di straordinaria vocazione quali il Lametino, il Vibonese, la Locride, il Pollino etc: ora o mai più! È giunto il momento, attraverso la cultura trasversale del vino, di un vero e proprio Rinascimento Calabrese.

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