Fabio Ciarla
“Custodi, più che meri proprietari, di una tessera di questo splendido mosaico chiamato Sicilia”, questa la definizione che dà di sé la famiglia Murabito, proprietaria del Castello San Marco, charming hotel e SPA.
Siamo a Calatabiano, piccolo centro in provincia di Catania, sul mare tra l’Etna e Taormina sorge il Castello, esempio di barocco siciliano in parte rivisitato dall’estro di Ignazio Sebastiano Gravina Cruyllas, Principe di Palagonia. Il nobile di origini spagnole nel 1689 avvia la costruzione, a soli 100 metri dalla costa, di una grande struttura con funzioni abitative, di rappresentanza e operative, come evidente dal grande palmento giunto fino a noi. La famiglia Murabito arriva nel 1971, da allora Filippo e la moglie Grazia si considerano anche “custodi” di un bene che va oltre l’attuale utilizzo, quello di hotel con annessa SPA, ristorante, orto biologico, wine bar e spiaggia privata. Un luogo dove l’accoglienza è sacra, affidato ora alle cure della seconda generazione, a cominciare dal Direttore Daniele Murabito coadiuvato dai fratelli Giuseppe e Valerio. Girovagare tra le 29 suite, tutte con giardino privato, significa immergersi nella natura dei 4 ettari di parco, incontrando torri e scaloni barocchi, vegetazione mediterranea e tropicale, piscine, terrazzi e una cappella privata, fino ad arrivare al mare.
Intervista a Daniele Murabito
Come si è evoluto il loro rapporto con il Castello?
Siamo proprietari dal 1971 ma abbiamo aperto l’hotel solo nel 2006, fino ad allora era “soltanto” la nostra abitazione. Stiamo lavorando per ammodernare l’intera struttura, un 50% è stato già portato a termine, e comunque ancora oggi abbiamo conservato qui la nostra casa. Impossibile allontanarsi troppo da un posto così bello.
Un posto che, oltre alla bellezza e al fascino, ha nella sua posizione un elemento importante.
Sì, assolutamente. Il fascino di questo luogo è palpabile, quello che non si svela immediatamente è il suo essere immerso in un contesto rurale, al di fuori dei nostri edifici ci sono solo campi e un bosco di eucalipti che arriva fin sulla spiaggia. Inoltre da qui si può partire per raggiungere tutte le mete turistiche della Sicilia orientale, dall’Etna a Taormina, ma anche la vicina Catania o, più a sud, Siracusa.
Un verde che non è solo paesaggio, qui la terra si coltiva e se ne traggono frutti che riforniscono le cucine dell’hotel. Che tipo di ristorazione fate?
Essendo meta ideale per banchetti ed eventi abbiamo due chef, l’Executive è Giuseppe Bonaccorso mentre Isidoro Messina è il responsabile della cucina per l’hotel, ma quello che ci contraddistingue è di certo la scelta di premiare i prodotti locali. Il pescato fresco così come i frutti della terra siciliana, a partire da quelli del nostro orto biologico certificato: verdure, olio extravergine di oliva, arance e mandarini. Una cucina tradizionale presentata in modo moderno, accompagnata da una carta dei vini ampia che tuttavia approfondisce in particolare le produzioni regionali. I vini dell’Etna sono, negli ultimi anni più che mai, la prima scelta dei nostri clienti. Abbiamo anche referenze estere, francesi per esempio, ma sono poco richieste.
Castello di San Marco
Via San Marco, 40 95011 Calatabiano (Catania) Telefono: +39 095 641181 Mail: booking@castellosanmarco.it Sito internet: www.castellosanmarco.it Orari ristorante interno “Giardino di Pietra” (aperto anche per ospiti esterni): Aprile – ottobre dal lunedì alla domenica: 19:30 – 22:00 / Novembre – marzo: solo fine settimana Scontistica soci FISAR: 10% pernottamento e ristorante
Le serate eno-culturali
Nel 2020 il Castello San Marco ripropone la rassegna dedicata all’abbinamento tra vini dell’Etna, o comunque siciliani, e prodotti gastronomici di alta qualità. Il tutto nell’antico palmento, uno dei più grandi della Sicilia orientale e forse l’unico fronte mare, a conferma di come il feudo dei Cruyllas fosse incentrato sulla coltivazione della vite, in particolare Nerello Mascalese (la contea Mascali dista solo 10 km). In queste serate trovano spazio piccoli produttori di eccellenze agroalimentari che di solito hanno poca visibilità, presidi slow food e non solo (manna delle Madonie, formaggi etnei, fava larga di Leonforte ecc.). “Quello che chiediamo – ci dice ancora Daniele Murabito – è la presenza dei produttori, capaci di raccontare il proprio lavoro e fare quindi cultura”. Alla parte vino, ovviamente, ci sono in servizio i sommelier Fisar coordinati dal maître Mario Cutroneo (anche lui fisariano e collaboratore del progetto), mentre il palmento – con al centro l’enorme pressa perfettamente conservata – diventa fucina di gusto e formazione, a cominciare dall’importanza di essere consumatori consapevoli.