IL BUTTAFUOCO STORICO, LA GEMMA DELLO SPERONE DI STRADELLA

Daniele Acconci

Nel cuore dell’Oltrepò Pavese, in un punto circoscritto ad est dal torrente Versa e ad ovest dal torrente Scuropasso, a nord dalla statale n. 10 e confinante a sud con Santa Maria della Versa, vi è un territorio che da secoli è particolarmente vocato alla viticoltura, lo Sperone di Stradella la punta più a nord degli Appennini dalla quale scaturiscono vini speciali. È il luogo di nascita del Buttafuoco, un nome curioso che sembra provenga da una considerazione del poeta dialettale milanese Carlo Porta, che quando assaggiò il vino per la prima volta esclamò: butafueg! alludendo al fatto che gli bruciava in bocca.

Il territorio comprende i comuni di Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Montescano, Stradella e Pietra de’ Giorgi. Il 7 febbraio 1996 undici vignaioli della zona decisero di associarsi per rivitalizzare la storia di questo vino, così nacque il Club del Buttafuoco Storico, successivamente diventato Consorzio. Attualmente il Presidente è il giovane Marco Maggi, che tra i suoi scopi ha posto quello di rilanciare l’immagine di un vino che è poco conosciuto ai più.

Presidente cosa caratterizza il Buttafuoco Storico?
Il Consorzio è caratterizzato dalla presenza di sedici produttori e diciassette vigne. Quindi vengono prodotti diciassette vini, uno per ogni vigna, più un vino consortile che raggruppa i vini provenienti da quasi tutti i terreni del Consorzio e che viene realizzato da un enologo differente ogni anno. Le viti vengono allevate nei sette comuni dell’area delimitata, e la vigna è la cosa più importante nella nostra filosofia tanto che ogni azienda indica la propria. Le uve che compongono una bottiglia di Buttafuoco Storico devono provenire da un unico vigneto e devono essere raccolte e vinficate in maniera congiunta. A proposito di bottiglia, ognuna di esse viene caratterizzata da un vascello a rilievo, in ricordo dell’impresa dei marinai austro-ungarici nella seconda guerra d’Indipendenza, e viene caratterizzata da un bollino numerato che certifica la filiera e dai fuochi che caratterizzano la qualità media dell’annata. [ihc-hide-content ihc_mb_type=”block” ihc_mb_who=”unreg” ihc_mb_template=”3″ ]

La vigna è il fulcro attorno al quale nasce la qualità del Buttafuoco Storico. Quali caratteristiche devono possedere per avere riconosciuta questa specificità?
Le vigne per essere iscritte devono avere nella loro storia l’impianto a Buttafuoco, devono essere allevate secondo il metodo Guyot con massimo 15 gemme compreso lo sperone ed il suo carico non deve superare mai i 3 kg ceppo. Il Buttafuoco Storico prevede per l’affinamento un minimo di 12 mesi in botte e 6 mesi in bottiglia, per un totale minimo di almeno 36 mesi prima di essere commercializzato. Ma personalmente ritengo che questo periodo è troppo breve, perché il vino che scaturisce ha la possibilità di evolvere col tempo e più rimane in botte e in bottiglia e meglio è. Il Buttafuoco Storico è un vino dai sentori intensi e profondi, di corpo e di grande struttura. Al palato ci offre una beva facile ed una persistenza notevole, che ricorda i grandi vini austeri e più conosciuti, di altri territori. Ma il nostro non ha nulla da invidiare, lo si può apprezzare in gioventù, ma anche, e soprattutto, dopo qualche anno di affinamento. In effetti proviamo in degustazione un 2016, eccellente, che ha passato 18 mesi in barrique, con una ventina di giorni di rimontaggi senza bagnare la buccia, con poco residuo zuccherino, poco tannico, pronto. Poi un 2015 Consortile, ottimo e speziato, un 2014 spettacolare sebbene un’annata non proprio favorevole e addirittura un 1998, un poco ossidato ma bevibile, che ha conservato completamente il gusto pieno e caldo del Buttafuoco.

Presidente, con cosa abbiniamo il Buttafuoco?
È ottimo con polenta e stufato, con pancetta, salame cotto, coppa, con risotto con pasta di salame, con carne e primi piatti corposi. È il vino di tutti, che s’aggrada con molti piatti della nostra tradizione culinaria. È il vino che abbiamo voluto riprendere e fare come veniva fatto dai nostri padri.

[su_box title=”Uvaggio” style=”noise” box_color=”#5e0230″ title_color=”#fff”] Il Buttafuoco Storico è composto da quattro vitigni autoctoni dell’Oltrepò Pavese. Le
percentuali consigliate dal Regolamento del Club sono: Croatina, 50%, Barbera 25%, Uva Rara e Ughetta di Canneto per la parte rimanente. Le quattro uve devono provenire per regolamento da un unico vigneto, e in etichetta viene identificata la singola vigna di origine. Il Consorzio, con apposite commissioni di agronomi verifica i vigneti prima dell’iscrizione della vigna e successivamente in fase di pre raccolta, decidendo il giorno della vendemmia. A partire dal febbraio successivo una commissione di enologi valuta l’andamento dei vini atti a divenire Buttafuoco Storico. Il terroir è molto minerale, in quanto vede l’incontro tra la formazione di origine appenninica con le derive di origine alpina.[/su_box]

 

[su_box title=”Curiosità” style=”noise” box_color=”#5e0230″ title_color=”#fff”] Il vino era molto apprezzato nel secolo XIX, tanto che si racconta come, durante la seconda guerra d’Indipendenza (1859), una divisione di marinai austriaci, inviata ad Arena Po per traghettare i soldati da una riva all’altra del Po, si nascose in una cantina tra le colline sopra Stradella e lì tutti si ubriacarono col vino rosso custodito. Il fatto divenne così conosciuto che pochi mesi dopo la marina Austro-Ungarica varò una nave chiamata Buttafuoco, dal nome del vino che tanto piacque ai marinai. [/su_box]

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