Cristina Baglioni
Il vino che i Triestini chiamano Terrano del Carso, gli Istriani Terrano d’Istria, infine i dalmati Teran, è il vino identitario del Carso (Kras in sloveno e croato), è parte integrante del patrimonio culturale di quei luoghi, che oggi i confini delle nazioni delimitano in Carso Italiano (Triestino e Goriziano), Carso Sloveno e il Carso Istriano (Croazia). Siamo nel Carso dunque, un altopiano roccioso calcareo che si estende dai piedi delle Alpi Giulie al Mare Adriatico (provincia di Trieste e Gorizia) e che attraversando la Slovenia e l’Istria arriva alle Alpi Bebie al nord ovest della Croazia; il territorio affascinante che ha inspirato i famosi versi M’illumino d’immenso di Giuseppe Ungaretti.
Carso deriva da kar o karra, che significa rupe, pietra; è un ambiente unico nel suo genere, privo di un’idrografia superficiale, l’acqua scorre nel sottosuolo scavando caverne, lambito dal mare, con un clima mediterraneo in alcune zone, in altre addirittura alpino. In un ambiente così ostile la viticoltura strappa la terra alle doline e lungo i costoni sul mare, dove vengono fatti i terrazzamenti con i muretti. Il suolo del Terrano è “la terra rossa” in sloveno jerina o jerovina che deriva dalla decalcificazione delle rocce ad opera degli agenti atmosferici, residuo insolubile ferruginoso ed argilloso, ricco di minerali, in particolare di silicati e ferro. Questo elevato contenuto di ossido di ferro favorisce l’assorbimento dei raggi solari, per cui la terra si riscalda presto, e l’assimilazione degli elementi utili alla crescita della vite.
Le caratteristiche del suolo, la Bora che asciuga i filari, l’influenza della vicinanza del mare che porta lo iodio e il salmastro e infine i venti freschi delle montagne circostanti, non possono che dare un vino unico di grande carattere. Per Terrano si intende il vitigno Refosco del Carso, detto anche Refosk, uva a bacca nera della famiglia dei Refoschi. Il grappolo è grande, lungo 20 cm circa, piramidale, alato e mediamente compatto; l’acino di media grandezza con buccia blu molto pruinosa. Il vino che si ricava è caratterizzato da un colore molto intenso (ha un contenuto di antociani superiore alla media di altre varietà a bacca rossa, è soprannominato “Sangue del Carso”), aromi di frutti di bosco, corpo, tannini delicati, mineralità (come il terreno da cui nasce), piacevole acidità (avendo un alto contenuto di acidi totali è necessaria la fermentazione malolattica) e moderata alcolicità. Per l’alto contenuto di ferro, polifenoli e antociani era usato come medicinale per curare l’anemia, le sue proprietà curative erano note già ai Romani.
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Ci sono diverse teorie sull’origine del nome Terrano; la prima è che i veneziani distinguevano tra vini “navigati” (che arrivavano da terre lontane attraverso il mare) e i vini “terrani” (prodotti in Veneto, Friuli e Istria) e questo modo di dire entrò in uso anche a Trieste che subì l’influenza veneziana; altri dicono che il nome derivi dalla parola slovena “rani” (che significa prematuro tanto più che le uve Refosco sono considerate specie premature); infine deriverebbe dall’austriaco (il Friuli è stato fino alla prima guerra mondiale sotto il dominio austriaco), il prefisso ter, significa catrame, in riferimento al suo colore particolarmente scuro. Un Vino da sempre amato dagli abitanti di tutto il Carso, il poeta sloveno Oton Župančič lo decantava: Oggi sento il giorno di tutti i viventi. Il campo fiorisce ed il mio cuore, e la mia anima è di buon umore, come se avesse bevuto il Terran.
In Italia il Terrano è inserito nella Doc Carso-Doc Carso Terrano del 1985, la zona di produzione è localizzata nelle province di Trieste e Gorizia, mentre in Slovenia nei comuni di Castagnevizza del Carso, Comeno e Sesana nella zona dell’Altopiano di Trieste e di Komen, delimitato a nord dalla sponda sinistra del Vipacco e a sud dal Golfo di Trieste, a ovest dalla pianura dell’Isonzo e a est da Ilirska Bistrica.
Nel Carso sloveno si registrano ad oggi 590 ettari di terreni vitati, nel Carso italiano se ne contano 400 ettari. In Slovenia prende il nome di Teran PTP o Teran con marchio di Denominazione Tradizionale Riconosciuta dalla Repubblica di Slovenia nel 2004.
Dal momento dell’adesione della Croazia nell’Unione Europea sono nati i problemi, perché i produttori croati utilizzavano il nome Teran, in etichetta per indicare il vitigno. Per fronteggiare la rivendicazione sul Terrano da parte della Croazia, l’Italia (che voleva evitare quanto già successo per il Tokai) e la Slovenia (Associazioni di Viticoltori, Istituzioni Regionali e Statali) hanno iniziato un percorso per poter arrivare ad una doc transfrontaliera, in modo da tutelare il vino che si produce sull’altipiano del Carso che ha una comune identità, sia nella sua parte slovena che in quella italiana.
A marzo 2018 è stato raggiunto un accordo sul disciplinare, nel quale sono definite le caratteristiche del vino che assume la denominazione di Teran, un passo importante per poter arrivare alla Doc Transfrontaliera, realizzando un’unitarietà a cui le popolazioni del Carso aspiravano da tempo. A settembre 2020 però la Slovenia ha perso il ricorso contro il regolamento della Comunità europea che aveva consentito ai produttori croati dell’Istria di utilizzare il nome Teran in etichetta insieme a quello della zona di produzione Hrvatska Istra o Istria Croata. Da parte Italiana e Slovena c’è la volontà di andare avanti per la doc transfrontaliera, vedremo in futuro cosa succederà. [/ihc-hide-content]
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