Mariella Dubbini
Rimasta fuori dalle rotte principali per la frammentazione delle sue infrastrutture e dominata per secoli dallo Stato Pontificio questa regione, dal carattere introverso, sembra non voler uscire dalla zona di comfort e preferire un’esistenza tranquilla, quasi sonnecchiante. È il paradosso delle Marche: situata nel Centro Italia ma storicamente periferica, una penisola nella Penisola. Il nome – unico al plurale tra le regioni italiane – trae origine da Mark, confine in tedesco arcaico, termine assegnato ai feudi durante il Sacro romano Impero.
Vocata al plurale sotto il profilo culturale e linguistico la regione svela tuttavia un’unicità antropologica e paesaggistica. Piccoli fiumi scivolano tra dolci colline e seducenti borghi arroccati, disegnando sinuose vallate perpendicolari al mare, unica eccezione Matelica.
La notevole presenza collinare – circa il 70% del territorio – ha fatto delle Marche un unicum paesaggistico a dispetto del suo nome. All’origine della bellezza e dell’armonia del paesaggio, profondamente umanizzato dalle coltivazioni, la mezzadria. La specificità dell’agricoltura marchigiana, basata sul modello podere-casa colonica, ha consentito un buon grado di conservazione ambientale e un sostanziale equilibrio tra ruralità e attività produttive.