Jesolo, emozioni per “Un mare di Vino” a cura della Delegazione di San D0nà di Piave

Nella splendida cornice della Città di Jesolo, in una domenica soleggiata di aprile, all’Hotel Falkenstainer si è tenuto l’evento dal titolo “Un mare di vino” organizzato dalla Delegazione di San Donà di Piave. Il Delegato, Marco Muletto, ha presentato la tavola rotonda come un viaggio, per mare naturalmente, dove l’Armatore era lo storico fondatore della Delegazione nel 2001, Gianantonio Puppin, accompagnato dal Comandante, Luca Agostinetto (colui che guida e coordina), l’Ufficiale di Macchina, Manuel Polin (definito l’”enciclopedia del vino”) e il Primo Ufficiale Gian Maria Maitan, miglior sommelier Fisar 2022. In servizio come “Ufficiali di Bordo” 3 sommelier della Delegazione.

8 vini in degustazione, accompagnati da altrettante pietanze sono stati il punto di partenza per i nostri 4 relatori: un viaggio intorno al mondo nelle terre bagnate dal mare, dove l’influenza dei venti, dello iodio e della salsedine fanno da protagonisti. Siamo partiti dalla Nuova Zelanda con Manuel Polin che con un Sauvignon dai profumi “da climi caldi” e “dall’eleganza dei climi freddi” ci ha fatto sognare. Il Sauvignon Blanc Craggy Range Martinborough Te Muna (2022, 12,5°) ha profumi di passion fruit, kiwi giallo e foglie di lime, al sorso ha una bella acidità mentre torna la frutta tropicale con il mango e il litchi. Un suggerimento per l’abbinamento è la cucina fusion, ma la tartare di tonno e il sushi proposti dall’hotel Falkenstainer erano un’armonia per i sensi. Il secondo vino è stato servito alla cieca e qui è iniziato il gioco per i partecipanti che tramite il qr code stampato sulla tovaglietta, si sono collegati all’applicazione che ha permesso a tutti di scrivere i profumi del vino in degustazione, formando poi una “nuvola” di parole colorate. Il gioco continuava con una mappa su cui indicare la provenienza del vino ed infine il vitigno. Difficile da indovinare, l’Assirtyko di Santorini (Estate Argyros, 2021, 14°) ma dalle inconfondibili note iodate e minerali che derivano dall’isola vulcanica. Ma non solo, al naso profumava di pesca e di ananas che al sorso lasciavano il posto ad una grande sapidità. Particolare la tipologia di allevamento, la Kouloura in cui le viti a piede franco sono potate a forma di cesto per proteggerle dal vento.

E torniamo in Italia, dove con Gianantonio Puppin incontriamo la più elegante delle malvasie, quella istriana che ci sorprende con i suoi profumi, fra cui domina lo iodio, ben accompagnato da erbe aromatiche, ginestra, pera, uva e perché no? Anche un sentore di alghe marine. Al sorso è un vino potente che resta comunque elegante, siamo nel Collio, con la Malvasia Ronco dei Tassi, 2022, 13,5°.

Ci allontaniamo ma non troppo e riprendiamo il nostro gioco con un altro vino alla cieca. Da subito emerge una certa complessità: i profumi di frutta secca, pane appena sfornato, lievito ma anche limone, camomilla e una nota di smalto. Al sorso è un vino diretto, secco (solo 0,2 grammi/litro), verticale, che Gian Maria Maitan definisce “scheletrico”. E qui inizia la sua descrizione di un vino che ama, il vino dell’Andalusia, regione della Spagna con 320 giorni di sole all’anno e molto umida. E con poche parole i presenti hanno subito indovinato che si trattava dello Sherry. E’ il Manzanilla Charito di Emilio Hidalgo che proviene dalla zona di Sanlùcar de Barrameda, prodotto con uve Palomino. E sappiamo che nella produzione dello Sherry la differenza la fa l’invecchiamento, qui in botti scolme per permettere lo sviluppo della flor e poi posizionate secondo il metodo solera.

Ma le sorprese non finiscono qui, la platea è ora invitata a spostarsi nella splendida terrazza fronte mare dove a bordo piscina viene servito un rosato del Salento da uve Negroamaro, Est Rosa di Pietraventosa che in perfetto abbinamento alla pizza margherita fa sentire di nuovo a casa. Eppure, ci racconta Luca Agostinetto, il Negroamaro è stato definito da Attilio Scienza nel libro “La stirpe del vino” come un “grande viaggiatore” perché è vero che per la prima volta è stato riconosciuto a Gioia del Colle, ma lo ritroviamo anche in California con il nome di Zinfandel, anche se il più probabile candidato per l’origine di questo vitigno è il Montenegro, dove prende il nome di Kratosija.

Salutiamo il mare e torniamo in sala dove viene ora servito un Terrano (Teran di Skerk, 2020, 11,5°), sempre con il narratore Luca Agostinetto, che lo descrive utilizzando le parole di Umberto Saba nel definire la città di Trieste come “un ragazzaccio aspro e vorace”. Il sesto vino viene infatti dal Carso (qui prende il nome di Refosk) dove la roccia è rossa per la grande presenza di ferro ma è un territorio che, come sappiamo, ha visto il sangue della guerra. E’ un vino dal colore rubino intenso, profuma di ciliegia matura, ribes, lampone, cannella, chiodi di garofano, con una leggera nota di pepe, ma se torniamo al suo nome sentiamo la terra, il bosco e una certa ematicità. In bocca è croccante, succoso e vibrante, terroso, un vino da “Sturm und Drang”, letteralmente “Tempesta e impeto”, il movimento letterario tedesco del XVIII secolo.

E ora “dulcis in fundo” arriviamo al settimo vino, servito alla cieca. Il pubblico ha potuto nuovamente giocare con la app, indovinando i profumi e il vino che, senza grande difficoltà è stato subito individuato. Datteri, albicocche disidratate, scorze di agrumi candite, malto d’orzo, miele, caramello, portano al Sud Italia, con una splendida Malvasia delle Lipari dal colore giallo-arancio molto intenso. Al sorso è un trionfo di sapori dove torna prepotente il dattero ed invita all’abbinamento con…? Le proposte sono di diverso tipo, dai formaggi erborinati alla pasticceria secca ed è stato davvero difficile scegliere fra le due tipologie perché entrambe molto soddisfacenti. La morbidezza del vino bilanciava l’intensità del sapore dei formaggi ma si sposava anche con i biscotti alle mandorle e all’arancia.

Si arriva infine all’ultimo vino, un fortificato, il Moscato bianco di Samos (Vin de Liqueur, 2021, 15°) che al naso regala profumi di mela, miele, limone, crema chantilly e perfino muschio, al sorso una grande freschezza che si abbina ai dolcetti di mele serviti come accompagnamento.

La nave è tornata in porto, è il momento di sbarcare. E’ arrivato il momento di salutarci. Il Delegato Marco Muletto ringrazia i relatori, i sommelier, i partecipanti e chiede un intervento al Presidente Roberto Donadini che, a sorpresa (prenotando in incognito) ha partecipato all’evento e che racconta di essersi divertito ed emozionato. Interviene poi la Consigliera Nazionale Patrizia Loiola che ha apprezzato il “format” e rilancia… ma non sveliamo nulla!!! E ora che dire ancora? La parola che ha caratterizzato questo pomeriggio è stata “emozione”. I 4 relatori che si sono susseguiti e alternati hanno raccontato i vini trasmettendoci cultura e passione, le pietanze che hanno accompagnato la degustazione sono state una coccola per i sensi, la vista sul mare e la compagnia dei soci Fisar sempre così appassionati, hanno reso l’evento degno di tale nome. Il vino è emozione e le emozioni vanno condivise, ci ricorderemo di questo “UN MARE DI VINO” di un pomeriggio di aprile, ci racconteremo ancora dei colori, dei profumi, dei sapori e soprattutto dei sorrisi!

Francesca Dalla Torre