Alice Lupi
Direttore Responsabile
A fine aprile scorso, la Fondazione Edison, in collaborazione con Federvini, ha lanciato sul web Artedivino, un filmato del registra tedesco Alexander Kockerbeck che documenta, in circa quaranta minuti, il legame tra il nettare di Bacco, il territorio, l’arte e la cultura inquadrando numerosi scorci di paesaggi vitivinicoli dal Sud al Nord d’Italia.
L’importanza del paesaggio l’abbiamo riscoperta durante il lungo e ottundente isolamento, a cui siamo stati soggetti, per contenere il virus Covid-19. La sola visione dei luoghi della natura, tramite fotografie e video, suscita in chi li osserva effetti rasserenanti e rassicuranti, a tratti nostalgici. Già lo studio Frontiers in Ecology and the Environment di N. Nadkarni dell’Università dello Utah, pubblicato sulla rivista “Nature” nel 2017, ha evidenziato i benefici delle immagini dedicate alla natura in luoghi di detenzione.
Oggi non è più il tempo della sola contemplazione, della memoria e dell’evocazione. Nutriamo tutti il forte desiderio di vivere i paesaggi, di attraversarli, recuperando quel senso di libertà che solo i luoghi aperti e verdi donano, quel legame speciale che
unisce l’uomo alla natura contro la denaturazione dei cicli biologici.
Il paesaggio vitivinicolo è l’approfondimento di questo numero de Il Sommelier. Un tema, ancora poco dibattuto rispetto ad altri elementi che compongono il mondo del vino, che abbiamo affrontato con un approccio che si esprime attraverso le parole di Italo Calvino: “M’interessa tutto ciò che è a cavallo tra varie discipline […] cerco di basarmi su cose che vedo, su oggetti, su immagini” (Corsera 1984).
[ihc-hide-content ihc_mb_type=”block” ihc_mb_who=”unreg” ihc_mb_template=”3″ ]
I “paesaggi del vino” che rientrano tra i paesaggi rurali, sono costellati dalla compresenza di elementi fissi e mobili, materiali e immateriali come il terroir (OIV 2010) e la sensorialità (colori, profumi, silenziosità…). Lungo questa impostazione abbiamo cercato di raccontare, attraverso i saperi specialistici e artistici, i paesaggi vitivinicoli in una duplice prospettiva: quella della narrazione del paesaggio e quella del paesaggio come romanziere di sé stesso.
Con le sue molteplici varietà, il paesaggio nostrano è caratterizzato da scenari vitivinicoli unici, alcuni dei quali hanno ricevuto importanti riconoscimenti. Basti pensare che sono iscritti nel World Heritage List dell’UNESCO i Paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e del Monferrato e le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene quali “Paesaggi culturali”. Pantelleria, con la Coltivazione della vite ad alberello e l’Arte dei muretti a secco, rientra nel “Patrimonio culturale immateriale” dell’Umanità. I Vigneti tradizionali del Soave figurano fra i siti del progetto GIAHS-FAO mentre i Vigneti tradizionali del Mandrolisai sono stati iscritti nel Registro Nazionale del Paesaggio Rurale Storico introdotto dal MIPAAF con l’intento di mettere al centro i paesaggi nostrani caratterizzati da attività agricole, forestali
e pastorali nel corso della storia.
Il paesaggio è prospettiva, nuova visione che cambia a seconda del punto di osservazione, ma è anche bellezza, armonia dei colori, delle forme, delle dimensioni, degli spazi, della densità. È panorama, ma è anche geografia, ambiente, luogo antropico che detiene valori, storia, cultura, identità, arte. Il paesaggio è anche economia, che l’evento epidemico ha messo in seria difficoltà. All’interno di questi luoghi si producono merci che s’immettono
sul mercato e, al contempo, possono rientrare in piani strategici per la valorizzazione e la conservazione di tali territori.
È vero, i dati economici in questo momento sono scoraggianti anche per il nostro settore. La storia ci insegna che le crisi sono epifaniche, sono rivelatrici di nuove opportunità, occorre saperle cogliere. Ha scritto l’antropologo E. Turri “L’uomo scopre il mondo attraverso il paesaggio”. La scoperta e la crisi qui vanno intese come visioni più ampie, come opportunità, come ripensamento dei valori, di nuovi significati, di atti creativi capaci di collegare o ricollegare più aspetti apparentemente dissociati, di ideare nuovi progetti e piani d’azione, di incardinare le relazioni su altri ritmi collaborativi.
Il paesaggio è appunto un prezioso e importante caleidoscopio, capace di creare nuove simmetrie, nuove osservazioni che oggi più che mai devono essere intercettate per far ripartire questo nostro Paese. Chissà se proprio il paesaggio potrà essere un punto di ripartenza anche per il mondo del vino. Noi lo suggeriamo.
[/ihc-hide-content]
Scrivi un Commento