Alice Lupi
Direttore Responsabile
Come viaggeremo in futuro? Esordiva così l’antropologo D. Canestrini in un suo libro di qualche anno fa. Il mondo sta cambiando. Noi tutti siamo chiamati ad adeguarci, più o meno volentieri, alla nuova realtà che stiamo vivendo, ricorrendo alla tecnologia per lavorare, per mantenere i rapporti sociali, per trascorre il tempo libero. Una realtà di fatto smaterializzata, basata sulla distanza che dovrebbe essere di sicurezza per scongiurare la diffusione del virus. Nasce naturalmente la nostalgia degli amici, dei cari … ovvero della fisicità dell’altro.
Per sopperire al bisogno di compresenza ecco che negli ultimi tempi si sono moltiplicate, anche nel mondo del vino e nello specifico anche nella nostra Federazione, le videoconferenze, volte a rendere l’esperienza dell’incontro virtuale sempre più vicina a quella reale, rimodellando le nostre relazioni e anche i nostri stili di vita. Il più grande interprete della sociologia italiana Franco Ferrarotti recentemente l’ha definita una socialità fredda – ispirandosi a McLuhan – perché ci permette sì di comunicare ma, al contempo, di privarci della fisicità dell’altro, della stretta di mano, dell’abbraccio.
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Proprio in questo mondo che si sta via via smaterializzando anche il viaggio perde la materia e diviene digitale. Mi correggo. In parte, lo è sempre stato, basti pensare al viaggio onirico, ma anche a quello ad occhi aperti. La Redazione, proprio ad occhi aperti, ha immaginato un percorso enoico tra le regioni italiane da proporre ai lettori. La scelta è ricaduta sulle Denominazioni d’Origine interregionali che abbiamo radunato nel nostro speciale cercando di proporre un viaggio didattico alternativo composto da 12 stazioni (in ordine alfabetico) valorizzando l’elemento unicità che caratterizza ciascuna denominazione e la propria offerta enologica.
A ben guardare però il tema delle D.O. interregionali è espressione di un altro tema attuale, quello della collaborazione, del concetto di squadra, di partecipazione, di confronto ovvero del lavorare insieme per un fine comune che altro non è che la metafora di quell’unità di cui oggi l’intera società ha bisogno. Gli occhi aperti sono una finestra sul mondo, quel mondo che vorremmo, nonostante tutto, scoprire viaggiando non solo attraverso un libro, un vino, una musica ma percorrendo strade e incontrando gente. S’accentua il desiderio, in noi tutti, di tornare a riappropriarci della fisicità dei luoghi e degli spazi geografici scivolando, a volte, in nostalgie per una quotidianità che sembra tardare a ripetersi. Ma il desiderio, che per sua natura è senza materia, è energia propulsiva fortissima che ci permette di ideare, progettare, realizzare anche a lungo termine.
Così il viaggio, intrecciato al desiderio scalpitante, è vigorosa metafora di vita e, mai come ora, di libertà. Infarciti di tecnologia, snervati dalla travolgente situazione e dalla limitata mobilità diviene greve l’attesa prolungata. Ci vorrebbe una soluzione comune e sbrigativa magari come quella di H.G. Wells: una macchina del tempo che ci catapulti fuori da questo
periodo, così potremmo viaggiare in futuro.
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