DAZI USA: VINO ITALIANO “GRAZIATO” PER LA TERZA VOLTA

DECRETO RILANCIO: SÌ ALLA VENDEMMIA VERDE PARZIALE

Stefano Borelli

Niente nuovi dazi sul nostro agroalimentare. Gli Stati Uniti hanno deciso di “graziare” l’Italia rispetto all’ipotesi di nuovi aumenti tariffari su olio, pasta e altri prodotti Made in Italy. Salvo per la terza volta anche il vino. I nuovi balzelli, che fanno seguito a quelli dell’ottobre 2019 e del febbraio 2020, sarebbero dovuti partire dal primo settembre e avrebbero colpito duramente l’economia, in un momento già reso drammatico dall’impatto della pandemia.
Lo ha reso noto a metà agosto l’USTR, il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, che ha comunicato le modifiche all’elenco dei prodotti soggetti a dazi aggiuntivi autorizzati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Le nuove restrizioni, introdotte in ritorsione ai sussidi che alcuni paesi dell’UE avrebbero dato in modo illegittimo per la costruzione dell’Airbus agli inizi del 2000, riguardano in modo significativo solo la Francia e la Germania. Per l’Italia nulla di nuovo: restano in vigore gli aumenti, decisi nell’ottobre dello scorso anno, del 25 per cento su alcuni prodotti tra cui il Parmigiano Reggiano e i liquori. Si era temuto che in questo nuovo round (ogni sei mesi la lista dei prodotti può essere ritoccata) si intervenisse sul vino, ma non è andata così è i produttori possono tirare un sospiro di sollievo.

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Il mercato statunitense è infatti per il nostro Paese particolarmente significativo e a dirlo sono le cifre elaborate dell’Unione Italiana Vini: gli Usa sono il primo acquirente al mondo e l’Italia è il primo paese fornitore con un valore di vendite nel primo semestre di quest’anno di quasi un miliardo di dollari. La Francia, i cui vini fermi con gradazione alcolica superiore ai 14 gradi sono stati colpiti dai dazi dell’ottobre 2019, ha registrato nello stesso periodo una perdita di valore del 25 per cento. Lo scampato pericolo si aggiunge alla boccata d’ossigeno per il comparto vitivinicolo dato dal via libera, ad inizio estate, dalla Conferenza Stato-Regione alla distillazione di crisi e la vendemmia verde parziale per la campagna 2020/2021.

Il Decreto Rilancio, introdotto dal Governo, ha previsto l’erogazione di un contributo alle
imprese che si impegnano alla riduzione volontaria della produzione di uve destinate a vini a denominazione di origine (DOP) ed a indicazione geografica (IGP). Quella della vendemmia verde parziale è una pratica agronomica che consiste nella rimozione parziale dei grappoli non ancora giunti a maturazione o della mancata raccolta di una parte degli stessi. L’aiuto massimo concesso per ettaro è di: 500/Ha, in caso di uve destinate a vini ad Indicazione Geografica Tipica (IGT); 800/Ha per i vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC) e 1.100 euro per i DOCG.

Complessivamente i sostegni alle imprese agricole italiane autorizzati dalla Commissione Europea per fronteggiare l’emergenza Covid19 ammontano a 1,2 miliardi di euro. Di questi, 426 milioni di euro, ha reso noto la Coldiretti, sono destinati all’esonero per i primi sei mesi del 2020 dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori di lavoro delle filiere agrituristiche, apistiche, cerealicole, florovivaistiche e vitivinicole. La Coldiretti ha anche tirato le somme sui danni provocati dalla pandemia. “Da quando è iniziata il 57 per cento delle 730 mila aziende agricole italiana ha registrato una diminuzione dell’attività – ha spiegato il presidente Coldiretti Ettore Prandini – ma l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggiore consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo, con la necessità di difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali”.

“L’analisi dei consumi di vino prima e durante il lockdown in Italia”, realizzata da Davide Gaeta, docente di Economia aziendale dell’Università degli studi di Verona, ha, dal canto suo, calcolato che la perdita derivante dalla frenata di consumi di vino in Italia nel periodo marzo-maggio è stato di 2 miliardi di euro, equivalente al 20% circa dei ricavi di un anno. In questo periodo di confinamento forzato più della metà degli italiani ha diminuito il consumo di vino e ha privilegiato acquisti on line. Lo studio, sottolinea anche che l’attuale crisi di liquidità delle aziende vitivinicole italiane è aumentato. A questo si aggiunge la difficoltà degli incassi dovuti a canali Horeca di fine 2019. Sotto l’aspetto finanziario, ha spiegato l’esperto, la perdita del 20% nel 2020 impatterà in modo significativo sui bilanci delle imprese e l’annullamento dei flussi di cassa gestionali farà esplodere il fabbisogno di strumenti finanziari, con un incremento che, per le imprese da 3 a 10 milioni di euro, sarà di 7 volte superiore rispetto al periodo pre-Covid.

Una necessità, quella dell’intervento finanziario, che secondo l’analista, sarà fondamentale per difendere la filiera da eccessive pressioni al ribasso per uva e vino e quindi per mantenere in equilibrio la distribuzione del valore. Per l’esperto, sarà anche fondamentale una spending review che sostenga l’export attraverso aggregazioni di produttori e sviluppi il canale online.

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