INTERVISTA AD ALBERTO TASCA
Laura Grossi
Il Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia e Assovini Sicilia hanno costituito lo scorso giugno la Fondazione SOStain Sicilia per promuovere lo sviluppo sostenibile della vitivinicoltura siciliana: un progetto unico nel suo genere, nonché tappa importante per indirizzare le cantine verso la condivisione di best practice finalizzate al rispetto dell’ecosistema e alla trasparenza nei confronti del consumatore. La Fondazione – aperta a tutti i produttori del territorio siciliano – promuoverà, infatti, un sistema sempre più virtuoso di praticare la vitivinicoltura, basato su principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Alberto Tasca – CEO di Tasca d’Almerita e Presidente della neonata Fondazione SOStain – ci ha illustrato questo traguardo per il mondo del vino in Sicilia, prima regione italiana a sviluppare in modo unitario e condiviso un protocollo integrato di sostenibilità.
Com’è nata la Fondazione SOStain?
Il progetto SOStain nasce nel 2009 e nel 2017 ci sono state le prime certificazioni da enti esterni. Siamo partiti dalla convinzione che fosse imprescindibile una gestione sostenibile delle aziende e dei territori in cui esse operano e abbiamo quindi sviluppato un protocollo di sostenibilità includente tutte le migliori pratiche agricole e ambientali provenienti dai protocolli biologico, biodinamico, SQNPI, Viva e altri. Questa esperienza, condivisa anche con aziende del territorio nazionale e raffrontata con esperienze internazionali, ci ha fatto capire che le buone pratiche agricole e le azioni di miglioramento del livello di sostenibilità vanno contestualizzate nei territori in cui si opera. A causa della diversità pedoclimatica, le esigenze e le problematiche che abbiamo in Sicilia sono diverse da quelle dell’Alto Adige: da qui la necessità di istituire una task force che potesse sviluppare ricerca in termini di sostenibilità e applicazione nella nostra regione.
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Quali sono i principi ispiratori della Fondazione?
Il protocollo ha come benchmark il biologico: la Sicilia detiene il primato italiano in termini di quantità ettari di vigneti biologici, ma la sostenibilità non si occupa soltanto di best practice agricole, bensì anche di impatto ambientale, paesaggistico, sociale ed economico. Il principio fondamentale è basato sulla trasparenza delle informazioni raccolte e sull’impegno al miglioramento continuo. Dal punto di vista agricolo è inclusivo di tutte le best practice esistenti con l’obbligo che si rispettino alcuni requisiti minimi tra cui il divieto di utilizzo di diserbanti chimici e che – qualunque prodotto venga usato – questo abbia un impatto misurabile minore o uguale ai prodotti usati nell’agricoltura biologica.
Come spieghereste a un bambino cos’è la Sostenibilità?
Una gestione consapevole che, attraverso la misurazione dell’impatto di ogni azione compiuta, si impegna per ridurre tale impatto per non compromettere la gestione delle generazioni future. Racconterei la sostenibilità utilizzando la nota metafora della navicella spaziale. Un astronauta che si trova sullo spazio, nella sua navicella spaziale ha scorte finite di cibo, di acqua e di aria. E, soprattutto, non ha alcuna possibilità di sostituire queste risorse. Non può rifornirsi di cibo presso alcun negozio, non può attingere ad alcuna fonte di acqua, non può respirare altra aria se non quella che è costretto a conservare gelosamente e a riciclare nella sua navicella. L’astronauta constata, istante dopo istante, che le risorse naturali sono preziose perché sono drammaticamente finite. Deve consumare il cibo con oculatezza, se non vuole che si esaurisca. Deve riciclare l’acqua e l’aria che consuma, se non vuole che si esauriscano. In gioco c’è la sua stessa possibilità di sopravvivenza. Ecco, la sostenibilità è la strategia che utilizza l’astronauta sulla navicella spaziale.
Perché un’azienda dovrebbe aderire a SOStain?
Perché è un programma che oltre a condurre a una certificazione di sostenibilità – che testimonia l’impegno dell’azienda per la riduzione del proprio impatto su varie risorse dell’ecosistema (suolo, aria, acqua, vigneto, comunità) – consente di partecipare a diversi tavoli di confronto con le realtà che aderiscono, il che genera un arricchimento delle competenze condivise. Esiste un comitato tecnico operativo con esperti delle diverse aziende (piccole, grandi e cooperative) del territorio ed è anche possibile avvalersi di un comitato tecnico scientifico autorevole al quale chiedere proposte e soluzioni sostenibili per le proprie esigenze. I caratteri distintivi di SOStain risiedono proprio nella capacità di fare squadra e sistema, senza compromettere la propria anima aziendale.
Di quali principali indicatori tenete conto per valutare l’impatto ambientale?
Per quel che riguarda i calcolatori, facciamo principalmente riferimento al protocollo VIVA sviluppato dal Ministero dell’Ambiente.
In Italia i consumatori sono pronti a riconoscere questi sforzi ai produttori?
Sì, l’interesse dei consumatori verso una filosofia green delle imprese è sempre più crescente in Italia, e in molti mercati è ormai imprescindibile. L’orientamento alla sostenibilità deve essere intrapreso come cambio di approccio culturale al lavoro nel pieno rispetto del territorio. Serve un impegno serio unito a trasparenza e consapevolezza.
Quali sviluppi futuri per SOStain?
Punteremo a uno sviluppo continuo e a fare sistema con il mondo accademico nazionale e internazionale. La ricerca è alla base del miglioramento continuo.
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