Silvia Parcianello
A un primo sguardo il territorio dell’Etna può sembrare la terra che Dio creò in un giorno di rabbia. Il vulcano più alto d’Europa, tutt’ora in piena attività, ha pareti scoscese e terra nera e le sciare punteggiano i fianchi poderosi. Il più bello dei monti mediterranei, con il fumo che indica la direzione del vento. Frequenti terremoti. Provocati, secondo il mito, dal dio Efesto e dai suoi ciclopi che lavorano all’interno.
“A muntagna”, come gli etnei chiamano affettuosamente il vulcano, è però dispensatrice di vita, di terreni fertili dove dalla notte dei tempi si arrampicano le vigne. Fino a qualche decennio fa si moltiplicavano per propaggine, ora in modo un po’ più ordinato, ma non troppo. Perché qui non si devono fare vini sull’Etna, ma vini etnei.
Oggi si fa un gran parlare di terroir, spesso a sproposito. Ecco, l’Etna è davvero un territorio unico, e possiamo capirlo facilmente; in nessun posto al mondo esiste un vulcano con queste altitudini, vicino al mare e per di più nella posizione geografica della Sicilia. Aggiungerei anche, con alle spalle tutta la storia di questa regione.
Unicità dunque. Territorio ma anche clima. Il clima di questi posti non è mediterraneo, non è montano, è etneo. Le piogge frequenti, le escursioni termiche estreme, anche di 30°C tra il giorno e la notte in periodo di vendemmia, sono influenzate dal vulcano. Questo regala aromi e acidità fissa ai vini etnei, che hanno stoffa per invecchiare ed eleganza per affascinare. Altra caratteristica unica sono i vitigni autoctoni. Non ha senso vinificare vitigni internazionali qui, i risultati migliori si hanno con il Carricante, a bacca bianca, e il Nerello Mascalese a bacca rossa. Vitigni strani, etnei.
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Il Carricante è neutro, ricco di acidità, tanto che ha bisogno della malolattica, ma dopo qualche anno di invecchiamento sviluppa lo stesso composto che dà il sentore di idrocarburo ai Riesling invecchiati. Unito agli aromi mediterranei e agrumati dà dei vini bianchi tesi, eleganti e potenti, ricchi di personalità.
Il Nerello Mascalese per certi versi ricorda due grandi vitigni del Nord, il Pinot Noir e il Nebbiolo. Dà vini eleganti, ricchi in tannini e complessi. Sull’Etna è stato selezionato un Nerello Mascalese che ha la caratteristica di essere povero di sostanze coloranti, in particolare degli antociani acilati. Fatalità, altro vitigno a esserne privo è il Pinot Noir. Inoltre, matura in ottobre, circa un mese dopo le altre varietà siciliane. Al Nerello Mascalese è quasi sempre associato il Nerello Cappuccio, in piccola percentuale. Dà vini colorati ma non adatti all’invecchiamento, è la spalla perfetta per l’austero Mascalese. Risultato? Vini rossi inimitabili, eleganti, complessi, con note mediterranee e tannini fitti, potenzialità di invecchiamento pressoché infinita.
Di singolarità ne avremmo già a sufficienza ma non abbiamo ancora analizzato la più importante: l’uomo autoctono, etneo, così come definito da Salvo Foti, l’enologo che più di tutti ha contribuito alla valorizzazione di questo territorio. In un ambiente spietato come questo l’uomo ha impiegato secoli per adattarsi, costruendo muretti di pietra lavica per delimitare i terrazzamenti e allevando le viti ad alberello. È vero che i sistemi di allevamento moderni sarebbero più redditizi ma qui vige ancora la regola tutta etnea del “Cu pota strittu campa riccu”- Chi pota corto, e quindi produce di meno, campa da signore. Per la fortuna di chi assaggia i vini del Vulcano.
[su_box title=”Le zone del Nerello Mascalese” style=”noise” box_color=”#5e0230″ title_color=”#fff”] Si fa presto a dire Etna. Territorio vulcanico, certo, ma non uniforme. Dopotutto sono decine di migliaia di anni che l’Etna crea il proprio territorio. I suoli sono molto areati, facilmente esplorabili dalle radici, e presentano una particolare argilla capace di immagazzinare l’acqua piovana, consentendo alle viti di superare le estati. A seconda della matrice vulcanica costituita da lava di diversa età, si distinguono tre zone in cui si è adattato il Nerello Mascalese.
L’area precoce, a nord-est, comuni di Randazzo e Castiglione di Sicilia: aree pedemontane a bassa pendenza e altitudine, suolo antico, ricco in argilla. Le uve sono precoci, i vini hanno carica alcolica sostenuta, sentori floreali e di fragole, corpo spesso e profondo, tannino fitto ma non invadente.
L’area intermedia ha al centro il Comune di Zafferana Etnea, e si sviluppa verso nord, nelle zone di bassa montagna sopra l’aera precoce, oltre i 600 metri s.l.m. Il versante è piovoso, la vite non soffre il caldo estivo e i vini sono persistenti, speziati, balsamici con tannino evidente e carica alcolica contenuta. I profumi ricordano lampone e ciliegia croccanti. Armonici.
L’area tardiva è sul versante sud, comuni di Nicolosi e Milo. I suoli sono più recenti e porosi, le escursioni termiche maggiori, le viti ad altitudini oltre i 600 metri s.l.m. I vini sono più scontrosi e presentano grande eleganza di profumi, frutti neri, ribes appena acerbo. Corpo delicato ma spesso spigoloso sostenuto da lunga freschezza. [/su_box]
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