Daniele Ognibene
Pensare alle D.O. e al concetto di collaborazione nel mondo del vino da un punto di vista storico, mi ha portato alla memoria uno dei testi più belli e divertenti che, nella mia ancora breve carriera accademica, ho avuto modo di studiare. Si tratta de La desputoison du vin et de l’iaue, un fabliau scritto da un anonimo a cavallo tra il XIII e il XIV secolo e che presenta diverse somiglianze con la Bataille des vins, di Henri d’Andeli, scritta attorno al 1223. L’opera mette in scena svariati vini, riunitisi per sfidarsi e stabilire quale tra di loro sia il più buono. Giudice della sfida è il Dieu d’Amour (Dio d’amore), al quale sono affiancati quattro mestres de vins (maestri dei vini), ovvero vini che al tempo godevano di grandissima fama: il vino Greco e il vino di Guarnache da una parte e il vino Muscadet e il vino di Cipro dall’altra. La sfida è basata sulla dialettica e ogni vino può esibirsi in un’arguta arringa per esaltare le proprie virtù e dichiarare per quale motivo la corona spetti proprio a lui.
“Sire, je suis un Auçuerrois/ Qui sus tous vins doi estre rois” (Sire, sono un Auxerrois/che merita di essere il re di tutti i vini), tuona il vino d’Auxerre, per poi continuare (da qui in poi traduco direttamente in italiano) “Perché sono più forte e inebriante/E riscaldo le viscere/Con la mia forza do il mal di testa/ Faccio scalpitare e danzare la gente/La faccio guerreggiare e la lancio all’assalto”.