UNA STRADA TRA I VIGNETI ALPINI CHE SUPERA I CONFINI NAZIONALI

Cristina Baglioni

 

La “Strada dei Vigneti Alpini” propone itinerari di scoperta sui due versanti delle Alpi occidentali dei territori dell’Alta Savoia, Savoia, Torino, Valle d’Aosta, a chi ama oltre che degustare vini in cantina, visitare borghi, castelli, ammirare una natura incontaminata in tutte le stagioni. Ottimo esempio di cooperazione “transfrontaliera”, europea, che ha unito Italia e Francia, in un progetto identitario per valorizzare, recuperare e conservare il territorio vitato, il paesaggio e creare nuove rotte per un enoturismo sostenibile e di qualità.

 

La “Strada dei vigneti alpini” non è una strada, ma un’unione di territorio, che prima dei confini geografici tra Italia e Francia era fortemente legato, con una storia comune di vino e viticoltura. La vite si coltiva da sempre sulle Alpi, con grandi difficoltà; nel corso della storia le popolazioni hanno strappato terre alla montagna, ridisegnando il paesaggio, piantando i vigneti in zone impervie ad altitudini elevate, vigneti eroici che hanno contribuito nei secoli al controllo dell’erosione e al mantenimento della biodiversità. Le corti sabaude, da est ad ovest della Savoia piantavano vigneti intorno ai castelli, il vino era sostentamento ed elemento essenziale per gli eventi conviviali.

Dall’esame delle cultivar sui versanti italiano e francese, emerge che la viticoltura è la prova degli scambi tra le popolazioni, su opposti versanti si trovano stessi vitigni con nomi diversi; es. Becuet, dell’Alta Valle di Susa era coltivato con il nome di Persan in Savoia; il Neiret della Valchisone e del Pinerolese piemontese (Neyret della Valle d’Aosta) è lo Chatus d’oltralpe e L’Avanà valsusino è l’Hibou noir francese etc. Prima della strada dei vigneti alpini, il primo tentativo di fare sistema fu il Vinalp, tra la Provincia di Torino e i territori della Savoia per la valorizzazione dei terroir del vino nelle Alpi occidentali e con studi sugli autoctoni Avanà, Chatus, Nebbiolo e Malvasia moscata da cui nascono vini passiti, sforzati e fortificati.

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Il progetto della “Strada dei vigneti alpini” che è stato proiettato sull’enoturismo, ha coinvolto anche la Valle d’Aosta; finanziato dal Programma Interregionale Alcotra (Alpi Latina Cooperazione Transfrontaliera) 2014-20, è entrato nella fase operativa a marzo 2017, si sarebbe dovuto concludere nel 2020 ma a causa del Covid ha subito una battuta d’arresto e verrà ultimato nel 2021. Gli Enti promotori sono la Città metropolitana di Torino come capofila, i Comuni di Carema e Pomaretto, la Regione Valle d’Aosta, l’Institut Agricole Regional della Valle d’Aosta, il Centro di ricerca, studi e valorizzazione per la viticoltura di montagna, il Conseil Savoie Mont Blanc, la Comunità dei comuni Cœur de Savoie, la Comunità dei Comuni del Lac du Bourget, l’agenzia Savoie Mont Blanc Tourisme, il Cervim. Inoltre soggetti attuatori, anche privati: i Comuni di Aymavilles, Donnas, Morgex e Montmelian, la Cantina Mont Blanc de Morgex et La Salle, l’Associazione viticoltori della Valle d’Aosta, il Comitato interprofessionale dei Vini di Savoia, il Consiglio Dipartimentale della Savoia, l’Agenzia turistica dipartimentale della Savoia, la Camera Regionale d’Agricoltura Rhône-Alpes, alcuni Dipartimenti delle Università degli Studi di Torino e di Aosta.

Un lavoro congiunto di molti partner per la promozione enoturistica del territorio. Sono molti i progetti, ad esempio a Carema tornerà a nuova vita la Gran Masun, Casaforte del 1404 dove verrà realizzata una cantina per degustazioni e un museo multimediale sulla storia della viticoltura di montagna. A Pomaretto verranno recuperati alcuni ciabot (capanni o piccole costruzioni usate per riporre attrezzi agricoli) per creare dei punti di degustazione, nella zona degli appezzamenti a terrazza (“bari” in dialetto locale) dove viene prodotto il vino rosso Ramìe Doc, una perla enologica. Sono già molti gli itinerari proposti.

In Piemonte in bici, in auto, in moto, a piedi alla scoperta di piccoli borghi, delle chiesette romaniche, della natura incontaminata e delle colline dell’Erbaluce, dei vigneti eroici di Carema e Settimo Vittone, di Chiomonte e Pomaretto, tra i rari vitigni autoctoni (Avanà, Becuet, Baratuciat…) e i vini preziosi (Doux d’Henry, vino del ghiaccio, Carema e Ramié).

In Valle d’Aosta gli itinerari che si possono percorrere sono: Vini del Monte Bianco, Vini del Gran Paradiso, Vini del Monte Emilius, Vini del Monte Cervino e Vini del Monte Rosa; vale la pena visitare i ripidi terrazzi nella zona di La Salle e di Morgex, tra gli 800 e i 1200 metri dove viene coltivato il Prié blanc (“il vigneto più alto d’Europa”) con il quale viene prodotto il Blanc de Morgex et de La Salle.

Infine la Savoia, i cui paesaggi sono universalmente rinomati per la loro bellezza, tra le montagne, i castelli medievali, gli alpeggi, i laghi, i vigneti e i vini da scoprire attraverso 3 circuiti, a piedi, in auto o in bicicletta per vivere dei momenti unici. Tra le proposte La Comba di Savoia da Chambéry a Apremont, dove tra i vigneti si trovano blocchi di roccia della frana del Monte Granier del 1248, fino a Montmélian, per il Museo Regionale della Vigna e del Vino. Poi da Chautagne e Jongieux alla scoperta dei vigneti. Infine da Léman e Arve per scoprire Il Castello di Ripaille e il suo vino bianco e l’Ayse, un Cremant prodotto con il raro autoctono Gringet, di cui sopravvivono soli pochi ettari, esclusiva del “terroir du Mont-Blanc”.

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