Home Il Sommelier Magazine n3 2020 VIAGGIO TRA LE SORPRESE DELL’ITALIA DEL VINO, DAL NEBBIOLO DELLA VALTELLINA AL GAGLIOPPO DELLA CALABRIA

VIAGGIO TRA LE SORPRESE DELL’ITALIA DEL VINO, DAL NEBBIOLO DELLA VALTELLINA AL GAGLIOPPO DELLA CALABRIA

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Tempo di lettura 3 min

LE AREE VITIVINICOLE EMERGENTI, GUIDATI
DALL’ENOLOGO CARLO FERRINI

 

Lara Loreti

 

Ma che Nebbiolo eccezionale! Piemonte? No, Valtellina. E che Sangiovese intrigante. È toscano? Macché, viene dalla Romagna. E che dire di una profumata Malvasia lucana, di un fresco Bianchello delle Marche o di un’avvolgente Tintilia molisana?
L’Italia del vino non finisce mai di stupire. Ogni angolo del territorio serba una perla da scoprire, annusare, degustare. E raccontare. Da Nord a Sud, proviamo a esplorare questo mondo vitivinicolo ancora sulla rampa di lancio, con una guida esperta del calibro di Carlo Ferrini, enologo toscano tra i più noti d’Italia. Terrazze di argilla e silicio, alture da capogiro, vigneti sospesi su pendici scoscese. Vera e propria chicca incastonata fra le montagne, la Valtellina è un territorio difficile, ma altrettanto stimolante. “Chi produce in Valtellina – commenta Ferrini – lo fa con grandi sforzi per le pendenze forti, è una viticoltura eroica, realizzata del tutto a mano”. L’uva regina è il Nebbiolo e il Consorzio, fondato nel 1976, vanta due IGT: Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina (Sfursat), a cui si affiancano altre denominazioni quali il Rosso di Valtellina Doc e l’Igt Terrazze Retiche di Sondrio.  “Sono vini eleganti, sottili e dai grandi profumi – spiega l’enologo – Qui il Nebbiolo è coltivato in alto e, rispetto al Piemonte, dà vita a vini più fini, dalla corposità relativa, con bella acidità e notevole persistenza”.

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Attraversa una fase di grande vivacità l’Emilia Romagna, da sempre un po’ in ombra rispetto alla vicina Toscana. Oggi, però, inizia a prendersi qualche rivincita, soprattutto nelle aree di Bertinoro e Modigliana. “Ci sono colline stupende dove la viticoltura trova un habitat perfetto – nota Ferrini – Non esiste più l’Emilia Romagna che punta solo a una produzione di quantità, diverse aziende cercano qualità e studiano a fondo il territorio. Un esempio su tutti: un tempo in pochi apprezzavano il Lambrusco, che oggi invece sta emergendo in tutta la sua personalità. Del resto, il fiore all’occhiello della regione è sempre stato il turismo, ed è strategico offrire le proprie eccellenze, anche enologiche”.

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