Ugo Baldassarre
Storicamente, questa particolare opera di antropizzazione, con presenza di attività di viticoltura nei posti più inaccessibili e inospitali, si accompagna alla necessità di conservare e tramandare un patrimonio di tradizioni, di saggezza, di pratiche colturali, unitamente all’esigenza di salvaguardia del suolo e dei vitigni storici del luogo, i cosiddetti “autoctoni”. Capita talvolta che queste uve, grazie a dei “folli viticoltori”, vengano sottratte a una probabile estinzione. Molto spesso questi vigneti formano parte integrante di paesaggi affascinanti, quasi immaginifici; molto spesso, ancora, questi luoghi incantati ottengono un’apposita tutela come patrimonio dell’intera umanità, acquisendo ulteriore valore turistico e culturale.
Proprio tenendo presente questi concetti, nel corso degli ultimi anni si è avvertita la necessità di inquadrare e tutelare il fenomeno della cosiddetta viticoltura eroica. Il Cervim, Centro di Ricerca Studi e Salvaguardia Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, organismo internazionale che opera dal 1987 in collaborazione con l’OIV, a suo tempo ha censito i vigneti eroici, fissando i criteri per poterli individuare. Occorre la sussistenza di almeno una di queste precondizioni: giacitura pari o superiore al 30%, altezza superiore ai 500m slm, terrazzamenti a gradoni, vigneti di piccole isole.
[su_box title=”Le parole della viticoltura eroica:” style=”noise” box_color=”#5e0230″ title_color=”#fff”] fatica, gerle sulle spalle, monorotaie, pendenze estreme, roccia nuda, sabbia rovente, sana follia, scale a pioli, sudore, terrazzi sospesi sul mare, vino autentico [/su_box]
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Il T.U. vino del 2016, poi, ha di fatto esteso la salvaguardia dei vigneti eroici anche ai cd. “vigneti storici”. Infine, il recentissimo decreto del 30 giugno scorso, emanato congiuntamente da Mipaaf, Mibact e Mattm, ha definitivamente sancito che sia gli uni che gli altri fanno parte integrante del patrimonio culturale italiano, attribuendo alle Regioni il compito di autorizzarne il riconoscimento e fornendo anche una diversa e più ampia accezione del vigneto eroico, oltre a quella sopra riportata. Vigneti eroici sono quelli che ricadono in aree soggette a rischio idrogeologico, o in aree dove è impossibile la meccanizzazione, o in zone di particolare pregio paesaggistico e ambientale, oltre a quelli delle piccole isole. Sono invece considerati storici quei vigneti la cui presenza, appositamente segnalata in una particella registrata, è antecedente al 1960, con particolari forme di coltivazione o perché elemento fondamentale di zone protette paesaggisticamente, o infine per la presenza di particolari sistemazioni idraulico-agrarie storiche.
[su_box title=”Vini estremi o eroici? È solo una questione linguistica?” style=”noise” box_color=”#5e0230″ title_color=”#fff”] Con l’espressione vino estremo si intende indicare, generalmente, quel vino figlio di una fatica particolare, perché ottenuto da viticoltura eroica. E, a sua volta, questa viticoltura è definita eroica perché praticata in luoghi impervi e inospitali, quasi irraggiungibili, oppure in condizioni lavorative particolarmente gravose. Sono vigneti eroici quelli che si ergono ad altezze da capogiro, su pendii scoscesi e pericolosi, su piccoli fazzoletti terrazzati affacciati su veri e propri strapiombi. Sono vigneti eroici quelli in cui, a dispetto di ogni logica colturale, le radici delle viti affondano direttamente nella sabbia rovente, in terreni in cui l’acqua più vicina è quella salmastra del mare. Sono vigneti eroici, ancora, quelli dove la vendemmia richiede necessariamente un’attività manuale faticosa, sfibrante, come il dover raccogliere piccoli quantitativi alla volta, con gerle da trasportare poi sulle spalle, oppure costruire apposite piccole monorotaie a cavallo di precipizi, oppure ancora salire su altissime e traballanti scale a pioli, sempre in bilico. Essere viticoltore eroico richiede necessariamente un pizzico di sana follia, tanto coraggio, amore per la natura e, soprattutto, profonda passione per il vino.
Un altro significato: tecnicamente, secondo l’opinione corrente, per vino estremo si intende anche quello da vinificazione estrema, quel vino frutto di pratiche enologiche “ai limiti”: ad esempio un vino con grande estratto, con lunghissimi tempi di macerazione o con profilo spinto ossidativo. Ancora: certi bianchi macerati a lungo e con lunghe maturazioni in legno, con tenore alcolico particolare. Vi rientrerebbero, a rigore, un po’ tutti i vini ancestrali, da anfora, gli orange e quelli di piccole partite da microvinificazioni sperimentali.[/su_box]
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