LA PERCEZIONE DEL VALORE ETICO E SOCIALE DEI VINI EROICI E LE NUOVE STRATEGIE DI MARKETING

INTERVISTA A ROBERTA CAPITELLO DOCENTE
PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA

Mariella Dubbini

Vini di montagna, vini estremi, viticoltura eroica sono alcuni delle espressioni utilizzate per definire una particolare viticoltura. Quali caratteristiche rivestono questi vigneti alla luce del Decreto del 30 giugno 2020?
Il Decreto ha individuato i requisiti dei vigneti eroici da salvaguardare: pendenza, altitudine, collocazione, uso di modalità tradizionali di coltivazione, utilizzo di vitigni autoctoni tipici della zona. La normativa, che ha dato una svolta significativa al settore collocandolo al centro del palcoscenico turismo enogastronomico, ha evidenziato le caratteristiche orografiche e pedoclimatiche che devono rivestire i territori di riferimento, e gli interventi specifici per il recupero e la manutenzione dei vigneti atti a mantenere gli elementi strutturali del paesaggio e delle sue caratteristiche di tipicità. Al cuore c’è l’opera dell’eroico guardiano, il rispetto che nutre per la propria terra, la sua filosofia produttiva basata sulla qualità del vino e la cura del territorio, l’attaccamento alle proprie radici. Questa viticoltura è definita eroica perché richiede grandi sforzi e sacrifici, ma non riesce ad essere adeguatamente remunerata; non essendo competitiva sul mercato necessita di adeguate strategie di valorizzazione per convertire i limiti in vantaggi competitivi, motivando il viticoltore a continuare con ostinazione la sua faticosa attività: non possiamo chiedergli di essere eroe per tutta la vita!

Come si colloca la viticoltura eroica nell’ambito del sistema economico, sociale e territoriale?
Il viticoltore eroico preserva aree geografiche uniche, con interventi di consolidamento quali i muretti a secco, arte preistorica recentemente inserita nella Lista del Patrimonio Immateriale Unesco, fondamentali per combattere il dissesto idrogeologico e la desertificazione e favorire la preservazione della biodiversità. L’utilizzo di tecniche per rendere accessibili zone impervie, oltre a valorizzare le risorse naturali in modo sostenibile, ha prodotto redditi scongiurando l’abbandono dei territori. Questo presidio attivo rappresenta un indubbio volano per lo sviluppo economico della comunità di appartenenza.

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Come è possibile promuovere e salvaguardare questa viticoltura marginale, caratterizzata da terroir unici dove si coltivano soprattutto vitigni autoctoni?
Occorre supportare il viticoltore nel suo ruolo sociale e comunitario, valorizzando e sostenendo l’impresa familiare: con la sua opera costante egli mette in luce un luogo, una comunità, la storia, la cultura, le tradizioni. È opportuno altresì sviluppare un marketing territoriale-esperienziale, basato sulla qualità delle risorse che rendono questi luoghi unici per elementi naturali e antropici, includendo una connotazione filosofica, mistica, olistica e simbolica per colpire la sensibilità del consumatore e coinvolgerlo a tutto tondo. Non penso solo ai vigneti, ma a tutte le produzioni agricole e di trasformazione artigianale che insistono su quel determinato territorio: fondante è valorizzare questa biodiversità che non è soltanto agricola, ma anche culturale. Contesti ed aree diverse hanno in comune la viticultura eroica: ogni comunità dovrebbe concettualizzare una vision, dare al concetto una forma, e focalizzare un simbolo unificante della propria identità, come la sciabolata sta allo champagne.

Quali strategie dovrebbero adottare i produttori per attirare e coinvolgere il consumatore e far comprendere le motivazioni dei maggiori costi del vino eroico?
Una strategia di marketing territoriale e sociale abbinata ad un approccio olistico: mettere al centro la persona con i suoi desideri. Oggi il consumatore non è attratto soltanto dalle qualità organolettiche di un vino, aspetto sensoriale edonistico, ma anche dal processo produttivo. La comunicazione del produttore si concentra, giustamente, sui propri fattori qualificanti, ma lascia poco spazio al territorio. Dovrebbe contestualizzare la comunicazione esaltando il terroir; raccontare il suo ruolo di custode della terra, le difficoltà della coltivazione, le peculiarità dei vitigni autoctoni, l’approccio sostenibile dei metodi di coltivazione e produzione utilizzati, valorizzando con la sua storia il paesaggio, grande fonte di attrattività e generatore di forti emozioni, il cui valore potrà essere trasferito nel valore percepito del vino. Entrerà così in risonanza con il consumatore consapevole, avido di informazioni, e colorerà di identità esclusive i suoi desideri, facendogli comprendere che il suo acquisto contribuisce alla salvaguardia della biodiversità, della comunità e delle generazioni future che non abbandoneranno le terre, ma rimarranno saldamente legate alle proprie origini. Il viticoltore deve anche coltivare le relazioni con tutti gli stakeholder, e allacciare collaborazioni sinergiche: il racconto del luogo passa anche attraverso una ristorazione attenta a mantenere viva la tradizione culinaria utilizzando prodotti enogastronomici locali e strutture ricettive a carattere familiare dove il turista si senta parte integrante della comunità. Il consumatore moderno non ha bisogni da soddisfare, ma idee e valori da realizzare: non è più un fruitore passivo, ma un agente attivo che include nella definizione di sé e dei suoi desideri il benessere degli altri e della natura. Vuole essere coinvolto in esperienze immersive, sentirsi parte integrante di un ecosistema, condividere l’impegno della collettività. Il vino eroico diventa una causa, un’idea sociale, una seducente storia liquida che racconta un territorio e il vignaiolo coraggioso che con passione lo custodisce e alimenta, in ogni sorso, un respiro profondo e la visione d’immenso.

[su_box title=”Chi è Roberta Capitello?” style=”noise” box_color=”#5e0230″ title_color=”#fff”] Professoressa associata, insegna economia vitivinicola e marketing del vino e dei prodotti agroalimentari presso l’Università degli Studi di Verona. Consumatore di vino, sostenibilità nel sistema agroalimentare, strategie di marketing per le produzioni tipiche sono al centro della sua attività di ricerca. Ha pubblicato numerosi articoli scientifici su riviste accademiche internazionali. È componente dell’Academy of Wine Business Research, e coordinatrice del progetto europeo Suschoice. [/su_box]

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