LISON, L’UNICA DOCG INTERREGIONALE

Marzio Berrugi

Circa dieci anni orsono si pensò ad una ulteriore evoluzione del territorio con la creazione della Docg Lison, con sottozona Lison classico, riservata ai comuni nella provincia di Venezia già compresi nella vecchia Doc: sostanzialmente uno sforzo intelligente per innalzare il Tai come vitigno faro della zona.
La resa/ha nel Lison si abbassa a 110 qli, la resa in vino al 77% tagliando fuori le eccedenze, il grado alcolico minimo va ad 12, l’asticella dell’estratto deve scendere a 18gr/litro ed il Tai raggiunge l’85%. Ancora più rigido è il disciplinare del Classico. Cito solo il 100% di Tai, minor resa ed il grado minimo che arriva a 12,5%. Piacevoli differenze tra suoli in prevalenza argillosi e freschi che dan corpo, struttura e un po’ di affinamento in legno come optional e suoli con buona presenza di minerali che invece apportano alcol, corpo e ricchezza di profumi nel Lison e suoli caratterizzati solo da argilla e caranto nel Classico.[ihc-hide-content ihc_mb_type=”block” ihc_mb_who=”unreg” ihc_mb_template=”3″ ] Il Sommelier Magazine LISON, L’UNICA DOCG INTERREGIONALE

Colore che oscilla da paglierino con bei riflessi verdognoli di gioventù a dorato nel caso si sia utilizzato il tonneau e mela golden matura con talvolta camomilla e timo al naso. Bocca ricca, di notevole persistenza con finale ammandorlato: salumi freschi così frequenti e buoni nelle Venezie, carni bianche e pesce al forno, anche se ho un piacevolissimo ricordo di una bottiglia bevuta su una beccaccia avvolta in sottilissima pancetta, in pancia un’idea di salvia e cotta al forno con due o tre spruzzi del vino in questione. In loco, suggeriscono anche sulle sarde in saor, non lo firmo. Da non trascurare i formaggi meglio se da latte bovino, freschi o di contenuta stagionatura. Vino quindi con molte valenze a tavola.

Questa impostazione non sembra aver dato i frutti sperati e lo dimostra lo scarso numero di bottiglie eccellenti in entrambe le Docg in una produzione che stenta a decollare. Tre possono essere le cause di questo indebolimento.

La prima nasce dalla contemporanea creazione della Doc Venezia, con una quantità di offerte a bacca bianca e rossa. “Attraverso di essi potrai scoprire, vivere sentire e bere
Venezia” lo slogan che li promuove e penso che non ci sia altro da aggiungere, tanto è il potere evocativo della città.

La seconda è la scomparsa del nome Tocai dalle etichette: sostituirlo con Tai o più a nord con Friulano non ha certo giovato al rafforzamento del brand in un mercato, nazionale ed estero, sempre più influenzato dalle etichette e dalle chiacchiere, non dal vino.

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La terza ma non ultima, la travolgente avanzata, come Giulio Cesare “veni, vidi, vici” nelle Gallie, del Prosecco e del suo territorio per cui sempre più frequente è il sovrainnesto del Glera sul Tai che ha vigoria sufficiente per garantirne la riuscita: riduzione della produzione, riduzione della visibilità, rischio tangibile di lento tramonto delle Docg Lison.
Peccato. [/ihc-hide-content]