Home Il Sommelier Magazine n4 2020 SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA: UNA PICCOLA DENOMINAZIONE DALL’ANIMO PATRIOTTICO E IN PIENO FERMENTO

SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA: UNA PICCOLA DENOMINAZIONE DALL’ANIMO PATRIOTTICO E IN PIENO FERMENTO

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Mariella Dubbini

San Martino della Battaglia è una località della provincia di Brescia, nel comune di Desenzano, distesa nell’anfiteatro morenico della sponda meridionale del lago di Garda. Ubicato in un territorio di grande attrazione turistica e con importanti trascorsi legati alla storia nel nostro Risorgimento, la battaglia di San Martino, questo piccolo borgo è tuttavia poco conosciuto al grande pubblico e agli operatori del settore enologico.

Il toponimo trae origine dalla piccola chiesa dedicata a San Martino e dalla battaglia, che ha segnato le sorti della seconda guerra d’Indipendenza, combattuta il 24 giugno 1859 nella campagna che circonda la chiesetta.
La torre che domina il paese, eretta nel 1880 per ricordare coloro che avevano combattuto per l’Unità d’Italia, rappresenta il monumento-simbolo del vino prodotto a cavallo tra le provincie di Brescia e Verona sin dalla metà del Settecento.

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Nel 1822 il parigino Andrè Jullien lo citò nel suo trattato Topographie de tous les vignobles connus: “A Lonato – 5 leghe a est di Brescia – si prepara un vino liquoroso celebre in Italia: ha il colore dell’oro, dolce senza essere acre né vuoto, grande finezza e un profumo molto soave … il vino che si paragona al Tocai e che si dice essere superiore al vino di Cipro, è la ricchezza dei vigneti della bassa Riviera del Garda”.

Ne fu conquistato persino Francesco Giuseppe, l’imperatore asburgico sconfitto nella battaglia, che lo comparò al suo amato Tokaji: il vino liquoroso manifestava affinità gustative con il celebre vino botritizzato ungherese. Fu così che i vignaioli locali presero a chiamarlo “Tuchi” – che in dialetto significava “piacevole tocco, piccola cosa” – riferendosi alle dimensioni del grappolo, ma rivelando al contempo una tenera protezione paterna nei confronti del vitigno.

Non è dato sapere come e quando questa varietà ampelografica – iscritta nel Registro nazionale delle varietà di vite con il nome di Tocai Friulano (sinonimi Friulano, Tuchi) – sia comparsa su queste terre gardesane. Certo è che qui, sulle colline moreniche che abbracciano la riva meridionale del lago di Garda, il contrastato vitigno ha trovato il suo ambiente di elezione: terreni calcarei, caratterizzati da detriti grossolani, spesso sassosi, commisti a piccole quantità di argilla.

La zona di produzione del San Martino della Battaglia coincide con quella del Lugana e comprende i comuni bresciani di Sirmione, Desenzano, Lonato, Pozzolengo oltre al comune veronese di Peschiera del Garda. Le due denominazioni interregionali hanno iniziato insieme il percorso per il riconoscimento della Doc, ma le loro strade si sono divise molto presto.

Il Lugana si è rapidamente guadagnato una posizione di eccellenza riscuotendo un grande consenso tra i consumatori, in primis turisti tedeschi e del Nord Europa che da sempre gremiscono le rinomate località del Benaco. Il successo commerciale del vino, esploso negli anni Novanta, è stata la causa dell’espianto di tanti vigneti di Tocai a favore della Turbiana, o Trebbiano di Soave, che ha condotto a una sensibile riduzione della produzione del San Martino. È opportuno evidenziare che i produttori veronesi di Peschiera, sede del Consorzio del Lugana, non hanno mai rivendicato la Denominazione San Martino della Battaglia, preferendo utilizzare le loro uve di Tocai Friulano nella produzione del Lugana per la quota percentuale massima del 10% ammessa dal disciplinare.

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