Mariella Dubbini
San Martino della Battaglia è una località della provincia di Brescia, nel comune di Desenzano, distesa nell’anfiteatro morenico della sponda meridionale del lago di Garda. Ubicato in un territorio di grande attrazione turistica e con importanti trascorsi legati alla storia nel nostro Risorgimento, la battaglia di San Martino, questo piccolo borgo è tuttavia poco conosciuto al grande pubblico e agli operatori del settore enologico.
Il toponimo trae origine dalla piccola chiesa dedicata a San Martino e dalla battaglia, che ha segnato le sorti della seconda guerra d’Indipendenza, combattuta il 24 giugno 1859 nella campagna che circonda la chiesetta.
La torre che domina il paese, eretta nel 1880 per ricordare coloro che avevano combattuto per l’Unità d’Italia, rappresenta il monumento-simbolo del vino prodotto a cavallo tra le provincie di Brescia e Verona sin dalla metà del Settecento.
Nel 1822 il parigino Andrè Jullien lo citò nel suo trattato Topographie de tous les vignobles connus: “A Lonato – 5 leghe a est di Brescia – si prepara un vino liquoroso celebre in Italia: ha il colore dell’oro, dolce senza essere acre né vuoto, grande finezza e un profumo molto soave … il vino che si paragona al Tocai e che si dice essere superiore al vino di Cipro, è la ricchezza dei vigneti della bassa Riviera del Garda”.
Ne fu conquistato persino Francesco Giuseppe, l’imperatore asburgico sconfitto nella battaglia, che lo comparò al suo amato Tokaji: il vino liquoroso manifestava affinità gustative con il celebre vino botritizzato ungherese. Fu così che i vignaioli locali presero a chiamarlo “Tuchi” – che in dialetto significava “piacevole tocco, piccola cosa” – riferendosi alle dimensioni del grappolo, ma rivelando al contempo una tenera protezione paterna nei confronti del vitigno.
Non è dato sapere come e quando questa varietà ampelografica – iscritta nel Registro nazionale delle varietà di vite con il nome di Tocai Friulano (sinonimi Friulano, Tuchi) – sia comparsa su queste terre gardesane. Certo è che qui, sulle colline moreniche che abbracciano la riva meridionale del lago di Garda, il contrastato vitigno ha trovato il suo ambiente di elezione: terreni calcarei, caratterizzati da detriti grossolani, spesso sassosi, commisti a piccole quantità di argilla.
La zona di produzione del San Martino della Battaglia coincide con quella del Lugana e comprende i comuni bresciani di Sirmione, Desenzano, Lonato, Pozzolengo oltre al comune veronese di Peschiera del Garda. Le due denominazioni interregionali hanno iniziato insieme il percorso per il riconoscimento della Doc, ma le loro strade si sono divise molto presto.
Il Lugana si è rapidamente guadagnato una posizione di eccellenza riscuotendo un grande consenso tra i consumatori, in primis turisti tedeschi e del Nord Europa che da sempre gremiscono le rinomate località del Benaco. Il successo commerciale del vino, esploso negli anni Novanta, è stata la causa dell’espianto di tanti vigneti di Tocai a favore della Turbiana, o Trebbiano di Soave, che ha condotto a una sensibile riduzione della produzione del San Martino. È opportuno evidenziare che i produttori veronesi di Peschiera, sede del Consorzio del Lugana, non hanno mai rivendicato la Denominazione San Martino della Battaglia, preferendo utilizzare le loro uve di Tocai Friulano nella produzione del Lugana per la quota percentuale massima del 10% ammessa dal disciplinare.
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A condizionare le sorti del San Martino ha contribuito anche la nota vicenda della querelle legata all’uso del nome “Tocai”, conclusa nel 2007 a favore dell’Ungheria, che ha compromesso l’elemento caratterizzante della “sfortunata” Doc. La Corte di Cassazione ha dichiarato, con la sentenza nr 368 del 2008, illegittimo la denominazione “Tocai friulano”, sostituito dal sinonimo «Friulano» nella commercializzazione del vino.
Ma da ogni crisi nasce una nuova opportunità. I pochi produttori che hanno continuato a credere nelle potenzialità del vitigno e alla sua importanza storica per il territorio, si sono uniti e associati al Consorzio Valtènesi, che tutela dal 2010 la denominazione, allo scopo di valorizzare la produzione enologica di nicchia. Per dare un carattere distintivo al territorio hanno richiesto ed ottenuto il riconoscimento del sinonimo “Tuchi” per la varietà di vite “Tocai friulano” nel Registro nazionale. Un piccolo grande passo per riappropriarsi della propria storia e della propria identità.
“La nostra piccola grande Doc San Martino della Battaglia, con le sue meravigliose uve di Tuchi coltivate sulle nostre dolci colline moreniche calcareo argillose, ci dona un vino fine, elegante, sapido e piacevole alla beva dal colore giallo intenso, dorato con l’invecchiamento. Crediamo fermamente che la sua valorizzazione sia foriera di grandi soddisfazioni per tutta la zona e per il consumatore che vorrà assaggiare questo nettare. Il futuro ci darà ragione con la nostra crescita, valorizzazione e l’apprezzamento di chi lo degusterà!” afferma con orgoglio e tanta passione Gilberto Castoldi, produttore e referente del Consorzio Valtènesi per la Doc San Martino.
La famiglia sta crescendo, la produzione è raddoppiata nell’arco di due anni e l’ottavo viticoltore associato ha appena concluso la sua prima vendemmia, contribuendo alla crescita di questa denominazione minuscola, praticamente a rischio di estinzione, protetta da pochi “angeli custodi” che hanno fatto quanto possibile per salvarla dall’oblio. Con la vendemmia 2020 si festeggerà il 50° della Doc, quale occasione migliore per brindare con il Tuchi? [/ihc-hide-content]
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