Giampaolo Zuliani
Il paesaggio vitato si presenta agli occhi di un osservatore attento come un complesso di interazioni tra elementi naturali ed artificiosamente predisposti. Il lavoro che per secoli ha occupato l’agricoltore-viticoltore (l’antropizzazione del luogo) ha prodotto un insieme di fattori necessari allo svolgimento delle pratiche colturali che hanno creato delle interazioni con i principi naturali presenti. Questi ultimi, a loro volta, sono stati plasmati, talora ridisegnandone con rispetto le forme ove non addirittura forzandone le naturali disposizioni, per esigenze pratiche.
L’insieme percepito nasce dal frutto di questo microcosmo di lavoro operato nei secoli per governare e portare a frutto le componenti naturali. Gli elementi naturali nel loro complesso si compongono di luce diretta e riflessa, pensiamo alla presenza di specchi d’acqua che aumentano e rafforzano la riflettenza di colori trasferiti dalla luce stessa, di elementi arborei, di andamenti orografici, la giacitura e la morfologia del terreno.
Gli elementi artificiali sono composti da strutture poste sul terreno quali le palificazioni ottenute con diversi materiali (ferro, acciaio, cemento, legno), le vasche di mescolamento dei prodotti, le casette di deposito degli attrezzi.
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La percezione del luogo, composto come abbiamo visto da elementi naturali e artificiali e dalle loro relazioni interne, acquisisce un ulteriore pregio dalla compresenza di valori culturali e storici che il paesaggio evoca.
Pensiamo al fascino che esercita uno scorcio di campagna toscana, ma allo stesso modo un vigneto incastonato tra i ripidi pendii della Val di Cembra (gli esempi in Italia e all’estero sarebbero tantissimi); la percezione del naturale e dell’artificiale in questi casi si addensa, si impreziosisce di elementi della memoria storica del luogo e delle persone che lo hanno abitato.
La percezione del luogo può evocare bellezza quando tutti gli elementi che lo compongono sono pre-disposti in un insieme armonico senza interruzioni e rotture di un equilibrio interno.
La percezione di equilibrio tra le parti è il frutto di un’aspettativa visiva che si manifesta nell’atto della comprensione del luogo e che nasce dalla stratificazione di elementi della nostra memoria culturale. La bellezza di un paesaggio si rafforza ai nostri occhi quando viene guidata e accompagnata alla comprensione da persone che vivono uno stretto legame con determinati luoghi.
Il lavoro quotidiano in tali realtà, il perdurare nel tempo a contatto con i suoi aspetti più tipici contribuiscono a formare nel viticultore e negli abitanti del luogo una comprensione profonda dei rapporti interni tra gli elementi di quel paesaggio.
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