LA BELLEZZA DEL NOSTRO PAESE RACCONTATA
DAL PROFESSOR LUIGI MOIO
Stefano Borelli
Professor Moio condivide l’idea che i paesaggi italiani siano stati disegnati anche dai vigneti?
La viticoltura ha dato un contributo importantissimo al disegno del paesaggio italiano. Abbiamo una diversità incredibile di condizioni pedoclimatiche dalle Alpi fino alla Sicilia. Con un’enorme varietà di contesti geografici e di terreni che vanno da quelli calcarei, a quelle vulcanici, a quelli con rocce argillose. C’è tutto e a queste realtà così differenti si sono adattati un gran numero di vitigni. Si pensi che la piattaforma ampelografica francese poggia su una decina, massimo dodici vitigni, che poi si sono diffusi un po’ dappertutto nel mondo e sono per questo diventati noti come i cosiddetti “vitigni internazionali”, noi ne abbiamo molti di più e tutti esclusivamente italici.
Come definirebbe il nostro Paese?
Direi che l’Italia è un museo a cielo aperto di vitigni e di sistemi di allevamento. L’uomo ha dovuto pensarne uno per ogni zona. Ci sono aree con i terrazzamenti a pergola, zone più pianeggianti dove c’è l’alberello, colline con sistemi a filari come il guyot e il cordone speronato. Questi giorni, questo momento di confinamento che ci sta facendo riflettere, ci deve servire per capire quanto sia bella la nostra Penisola. Tutti abbiamo sempre pensato di fare viaggi all’estero, di prendere aerei, trascurando spesso il nostro paese che, come tutti ben sappiamo, è il più bello del mondo.
Il vino è dunque bellezza?
L’Italia è il paese della bellezza assoluta, dell’armonia. Basti pensare alla Cappella Sistina, a Michelangelo, Leonardo, Botticelli, alle città, i borghi, le montagne, le colline, i litorali. Il mondo del vino rispecchia questa bellezza che all’estero, a volte, ci invidiano. Il fascino del vino è dato anche dalla sua variabilità: non esistono infatti vini sovrapponibili, uguali tra loro. Sono legati ai diversi contesti. Ma anche alla ricchezza del cibo italiano. La nostra gastronomia assume caratteristiche differenti e speciali lungo tutta la Penisola ed il vino diventa fondamentale perché è indubbio che non esiste nessun’altra bevanda alcolica al mondo che si abbina così perfettamente al cibo. Il vino è un paradigma assoluto di diversità, o meglio di biodiversità, e tanti appassionati sono probabilmente attratti da questo suo essere “anti-standard” in un mondo sempre più uniformato e globalizzato.