Massimiliano Loca
Nuove frontiere di consumo si aprono all’orizzonte della materia vitivinicola, allo scopo di ristabilire un contatto diretto con la natura da parte dell’uomo e richiamare metodi di produzione enologica ancestrali anche se rivisitati e riadattati al consumatore attuale.
L’ecosostenibilità prevede il contrastare la degenerazione delle colture e delle produzioni industriali agrarie, con lo scopo di ristabilire i primordiali equilibri tra clima, stagioni, piante, animali e uomini… questi sono i concetti di base su cui si esprimono le metodologie di produzione agricola biodinamica, argomento di moda in questo periodo in cui prevale la volontà popolare di ridurre l’impatto ambientale umano sul pianeta e a cui si riferiscono in primis le produzioni vitivinicole più antiche del mondo: la vinificazione in anfora, patria di origine, la Georgia, paese di 69700 Km2, situata nel Caucaso meridionale. La cultura del vino in Georgia è presente da secoli, rappresenta la sua forza originale, la sua storia e filosofia profonda: “Il vino è l’essenza della vita, è la terra, il sole, l’amore.
Qui si usa accogliere i nuovi arrivati con il pane ed il vino. Date al georgiano un po’ di pane, del vino e un commensale e lo renderete felice” (W. Górecki, La Terra del Vello d’oro). La Georgia ha un’antica tradizione di viticoltura ed è uno dei più antichi centri di coltivazione della vite. Proprio in questa regione, un gruppo di archeologi ha recentemente trovato la più antica cantina del mondo, risalente a 6000 anni fa. Secondo gli archeo-botanici, la successiva domesticazione della vite, farebbe degli antichi abitanti della odierna Georgia, tra i più antichi vignaioli della storia. La regione del Kakheti nell’est di questo paese al confine con l’Azerbaijan, è considerata la culla del vino. Secondo gli archeologi qui si coltivavano viti già 8000 anni fa. Ciò che rende unico il vino georgiano sono i grandi vasi di terracotta chiamati Qvevri, utilizzati per la fermentazione e la conservazione del vino; i Qvevri sono di forma ovale e con capacità variabile da 2-3 litri fino a 6000-8000 litri, la cui superficie esterna viene trattata con calce, mentre quella interna è spesso rivestita con uno strato di cera d’api.
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