L’ARTE DI DIPINGERE CON IL VINO

INTERVISTA A MAURIZIA GENTILI

Laura Grossi

Il Sommelier Magazine L’ARTE DI DIPINGERE CON IL VINO

Il vino che si fa pittura, che diventa forma di espressione artistica, assumendo una nuova dimensione. Utilizzare il vino, al posto dei colori tradizionali, per dipingere rappresenta una particolare tecnica di pittura che sta interessando sempre più artisti e attirando l’attenzione di critici sia a livello nazionale che internazionale. La caratteristica distintiva del wine painting sta nel fatto che il vino a contatto con l’aria si ossida velocemente e i suoi pigmenti riescono a fissarsi sul supporto, proprio grazie all’ossidazione di tannini e antociani che si asciugano sulla carta. Per costruire la propria tavolozza figlia dell’uva, i sommelier del colore che si dedicano a questa disciplina scelgono tra diversi tipi di vini, per ottenere sfumature cromatiche differenti, determinate da vitigni, annate e modalità di vinificazione: ricercano e sperimentano, testano le nuove bottiglie versando piccole quantità di vino in un recipiente per farlo decantare con l’obiettivo di far evaporare il più possibile acqua e alcool per ottenere il pigmento.

Gli artisti costruiscono, così, la loro cantina variopinta, risultato di una ricerca approfondita tra le etichette in commercio, per avere a disposizione delle loro creazioni artistiche; una palette cromatica che va dai rossi, ai rosati, dai marroni, ai viola e dai gialli agli oro generati dai vini bianchi. La tavolozza vinicola dei colori ha combinazioni infinite, grazie a fattori che danno vita a colori sempre differenti: il risultato è un’ampia gamma di variazioni cromatiche, ottenute grazie a sfumature, stratificazioni, velature, fluidità e densità tra cui scegliere. Uno degli aspetti più affascinanti della pittura enoica è che, così come in bottiglia, anche su carta il vino cambia colore nel corso del tempo. I dipinti con il vino, attraversano, infatti, varie fasi di maturazione: le opere invecchiano insieme al vino il quale muta le proprie caratteristiche, riproducendo in parallelo l’evoluzione che il vino avrebbe custodito all’interno di una bottiglia.

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Maurizia Gentili, artista poliedrica di origini piacentine, da qualche anno sta sperimentando questa insolita tecnica enoica, catturando l’anima espressiva del vino come strumento di creazione. La pittrice è partita dall’acquatinta e dall’acquaforte per poi passare ai “vinarelli”, disegni realizzati utilizzando come colore di base i pigmenti del vino arricchiti, talvolta, con colori pastello e foglia oro.

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Com’è nata l’idea di dipingere con il vino?
Iniziare a dipingere con il vino è stato un caso: colpevoli i vignaioli del mio territorio. Si svolgeva a Carpaneto Piacentino il Gut Festival, dedicato al vino principe del luogo, il Gutturnio. Durante la manifestazione si teneva anche un concorso che premiava uno dei Gutturnio in degustazione. Io ero solita preparare un’incisione all’acquaforte per il vincitore. Una sera antecedente la manifestazione dell’anno 2006, riunita con i vignaioli, si parlava dei vini e del colore del vino; da lì, ammirandone le tonalità, emerse in me l’idea di provare a dipingere il premio con il vino. Detto fatto, iniziò tutto così. L’ispirazione nel perseguire questa tecnica così originale la devo poi alla Natura che è stata la mia maestra, insieme al lavoro del vignaiolo. È proprio dall’arte di fare il vino che è nata l’arte di dipingere con il vino, ossia di mettere su carta e tela il risultato del lavoro dell’uomo e del calore del sole.

Con quale procedura si prepara il vino, prima di utilizzarlo?
Il vino si può usare in tantissimi modi: direttamente dalla bottiglia, oppure facendolo addensare o ossidare per aver maggiore colorazione; per fare questo è anche sufficiente metterlo al sole. Più il vino è ricco di antociani, più sarà facile ottenere tonalità scure. Si possono poi aggiungere gocce di elementi naturali – quali limone e aceto – che possono creare una gran varietà di effetti e aprire un mondo di viraggi e di colore.

Che supporti utilizza?
All’inizio dipingevo solo su carta, preferendo carta spessa per acquarello. Poi, ho iniziato a utilizzare un’altra particolare tecnica naturale, l’Ecoprint, che attraverso un processo di mordenzatura e cottura della stoffa o carta consente di trasferire i pigmenti dei vegetali – io uso foglie di vite – sul supporto usato. Infine, sono passata alle tele.

Per dipingere, quali vini si prestano meglio?
Si possono utilizzare tutti i vini. Ne ho provati centinaia: dai rossi, ai rosati, dai bianchi ai passiti, dal levato da botte o da barrique fino ai mosti e fecce. Amo utilizzare quelli più pigmentati che conferiscono tonalità più accese, da un rosso brillante a un violaceo, quali Gutturnio, Lambrusco, Barolo, Primitivo, Teroldego, Amarone e Ruchè. Ho una vasta gamma di colori a disposizione e nel mio laboratorio conservo una piccola enoteca di vasetti e scatoline contenenti i resti dei vini degustati. Generalmente preferisco i vini del mio territorio, ma spesso realizzo “vinarelli” che mettono a confronto vini di varie regioni.

Quali sono i soggetti a cui si dedica?
Il soggetto che preferisco è la natura, ma mi sono cimentata anche nel ritratto al critico enologico, nei fossili ritrovati sulle mie colline, nei nudi femminili, nella botanica e nei paesaggi. Un soggetto che amo replicare è la vite, con le foglie, i grappoli e le bottiglie.

Progetti per il futuro?
Testare nuovi vini, proseguire con lo studio dell’Ecoprint e del vino su terracotta, ma il grande sogno nel cassetto è aprire uno studio in collina circondato dai miei vigneti.

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