LE OPERE D’ARTE NELLE CANTINE

Giampaolo Zuliani

La seconda tappa del percorso “Atelier in cantina” muove i passi verso alcune riflessioni legate al connubio, sempre più marcato, tra arte e luoghi di produzione vinicola. All’interno dell’Azienda Castello di Ama, sulle colline del Chianti senese è presente, nella barricaia, un’istallazione permanente, opera dell’artista sudafricano Kendell Geers. Apparentemente semplice ed evocativa compare sulla parete di fondo la scritta luminosa NOITULOVER eseguita con un colore rosso vivo. La proprietà dell’azienda è impegnata da alcuni anni a valorizzare gli artisti contemporanei e l’istallazione di Geers è diventata permanente. La scritta letta al contrario diviene REVOLUTION in una sorta di ribaltamento della prospettiva rispetto alla lettura abituale che contiene la parola AMORE in inglese.

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Questo primo esempio ci conduce ad alcune riflessioni che prendono spunto dall’idea del “contenitore cantina” ove produzione e arte convivono in una sorta di legame primigenio. L’arte o il gesto artistico avevano già sperimentato un punto di contatto con il mondo della produzione vinicola quando lo Chateau Mouton Rothschild commissionò la creazione delle etichette dei propri vini ad artisti di fama mondiale come Picasso, Chagall e Mirò. Ma la presenza, la permanenza solida dell’opera d’arte è un’acquisizione di pochi decenni fa. Sorprendente è come il gesto artistico richiami alla gestualità quotidiana del “fare” vino, come più volte sostenuto da alcuni vigneron (l’associazione triple A ce lo ricorda nel loro acronimo, agricoltori, artigiani, artisti).

Il desiderio di raccordare, sottolineare, e talvolta enfatizzare il rapporto tra arte e vino porta a spostare il segno artistico anche al di fuori dei confini aziendali. Un esempio iconico per il territorio di Barolo, da sempre chiuso e conservatore, è la Cappella del Barolo, opera di David Tremlett e Sol LeWitt, che negli anni ‘90 riadattarono un diroccato edificio che era poco più che una rimessa per i trattori. La Cappella si staglia sulle colline circostanti con i colori primari densi e saturi degli intonaci: rosso, giallo, verde e blu donano un forte effetto mosaico che vivacizza lo skyline delle dolci e ondulate colline langhigiane. Il rapporto arte e paesaggio antropizzato è enfatizzato anche nel territorio del Gavi dove artisti contemporanei propongono segni e colori con le loro opere. Uno degli esempi più interessanti è l’installazione dell’artista Michael Beutler: due coloratissime rotoballe che, originariamente pensate per il Museo Kunstareal di Monaco, trovano collocazione nei vigneti di Cortese.

A Riparbella, nel cuore della Costa degli Etruschi, l’arte classica, intesa nell’eccezione di riprodurre modelli e tecniche antiche, rientra all’interno della cantina La Regola, dove l’artista Stefano Tonelli affresca un’intera parete della barricaia. L’immagine dipinta richiama i temi dell’arte etrusca, a rafforzare il legame con il territorio circostante, sottolineando il genius loci presente nel ritrovamento delle anfore vinarie etrusche nelle vicinanze della cantina.

Questi brevi esempi ci ricordano come il legame tra produzione di vino e arte si articoli sia nei luoghi “cantina” sia nei territori di “crescita” della materia prima. Il gesto “artistico” del quotidiano prendersi cura del territorio, con la manualità della gestione della vigna trova, talvolta, la compresenza dell’opera d’arte contemporanea che gioca attraverso la materia in un confronto talvolta anche sfrontato con il paesaggio. L’opera d’arte contemporanea trova poi rifugio e casa nella cantina antica e tradizionale in un colloquio serrato tra classicità e modernità. E in alcuni casi, come una sorta di scambio di ruoli, è invece la classicità di un’opera d’arte che sottolinea il legame tra il territorio antico e la cantina contemporanea.

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