Cristina Baglioni
Il Muvit è il Museo del vino realizzato nel 1974 da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti nella pars agricola del seicentesco Palazzo Graziani Baglioni a Torgiano, nel cuore dell’Umbria, al centro di una affermata zona vitivinicola situata tra Perugia e Assisi.
Attualmente, il museo è gestito e curato dalla Fondazione Lungarotti che dal 1987 si occupa di promozione e valorizzazione del patrimonio agricolo italiano. I Lungarotti sono una coppia ben assortita. Lei è una donna di grande cultura, storica dell’arte e archivista; lui agronomo illuminato e lungimirante che è stato definito dall’esperto di vino britannico Hugh Johnson come colui che «ha disegnato l’Umbria nella mappa enologica mondiale». Giorgio prendendo in mano l’azienda di famiglia l’ha trasformata in maniera radicale in un’azienda viti-vinicola specializzata. Proprio grazie al suo impegno che nel 1968 nasce la prima denominazione umbra “Torgiano DOC” che, di fatto, ha lanciato l’Umbria sui mercati internazionali del vino e che nel 1990 è divenuta la prima DOCG regionale per il Rosso Riserva.
Torniamo al Museo. La coppia, di ritorno da un viaggio in importanti zone vitivinicole europee, aveva notato che in ognuna di queste aree c’era un centro studi, un’esposizione permanente a sostegno dell’economia del luogo, da qui l’intuizione di creare a Torgiano un museo per far conoscere l’Umbria enoica al mondo, il Muvit. Inizia così l’intenso e accurato lavoro di Maria Grazia per selezionare reperti archeologici, manufatti d’arte, corredi etnografici… attraverso antiquari, collezionisti privati. Ed oggi conta circa 3000 opere che raccontano il vino e la viticoltura in 5000 anni di storia della civiltà del Mediterraneo. Il Muvit è stato recensito dal New York Times come “il migliore in Italia”, inserito dalla rivista The Drinks Business nella Top 10 Best Wine Museums of the World ed ha ricevuto negli scorsi anni a Parigi il premio Tourmusée. Il percorso museale che si articola in 20 ambienti (con postazioni multimediali, grafici, didascalie, pannelli e note bilingue), svela i mille volti e utilizzi del vino: da alimento, a preziosa merce di scambio, da protagonista del simposio a simbolo della ritualità religiosa, da materia prima nelle preparazioni galeniche a ingrediente nelle preparazioni di bellezza. I reperti di grande rigore scientifico e valore, sono suddivisi per temi e collezioni.
Nell’area dedicata alla Viticoltura di grande rilievo le “bocche di canale” utilizzate dagli antichi romani per la pigiatura delle uve, il monumentale torchio di Catone (circa 12 metri di lunghezza) del XVII-XVIII secolo che ha lavorato fino al 1972 e che funziona come i torchi descritti da Catone nel suo “De Agri Cultura”.
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Entrando nella sala dedicata al Vino nel mondo Antico si rimane affascinati dalle numerose brocche dì età cicladica, ceramiche hittite (III – I millennio a. C.), kylikes attiche, buccheri etruschi, anfore e vetri di età romana tra cui “La coppa di Phrinos” proveniente da Vulci (metà del VI secolo a.C.). La coppa, kylix come la chiamavano i greci, che reca l’iscrizione “Frinos epoies ekairemen” (trad. Phrinos mi ha fatto, tu sii felice), ci trasporta nell’atmosfera di gioia e di convivialità dei banchetti. Non a caso Dioniso, in una commedia di Eubulo, raccomandava: “Tre coppe di vino non di più stabilisco per i bevitori assennati. La prima per la salute di chi beve; la seconda risveglia l’amore e il piacere; la terza invita al sonno. Bevuta questa, chi vuol essere saggio se ne torna a casa”.
Ricca l’area dedicata a Vite, Vino e Arti del fuoco (ceramica, vetro, ferro). In particolare la ceramica, tema caro ai Lungarotti vista la tradizione “Umbria terra di Vasari”, è quasi un museo nel museo, con reperti suddivisi secondo i temi: il vino come alimento, il vino come medicamento, il vino nel mito. Tra le brocche-scherzo vi è la coppa amatoria “bevi se puoi”, rientrante nella tipologia coppe ad inganno, ovvero per far divertire e intrattenere i commensali, legate all’aspetto ludico e conviviale del vino, anche di buon auspicio per i giovani sposi. Questa coppa realizzata dal Mastro Benedetto da Siena, nel XVI secolo, permette alla coppia di bere chiudendo le bocche dei due serpenti (le impugnature) dai fori diametralmente opposti. Molto belle le opere che si ritrovano nell’area dedicata al vetro, in particolare la coppa raffigurante un volto femminile (disegnata da Jean Cocteau nel 1963 e realizzata dalla Fucina degli Angeli).
Nell’area dedicata al ferro vi è la collezione di circa un centinaio di pezzi di ferri da cialde (dei secc. XIII-XVII), che venivano abbinate tradizionalmente al Vin Santo nelle occasioni di festa, che cuocevano sul fuoco “il tempo di un Paternoster e un’Ave Maria”. Infine, rilevante la raccolta di oltre 600 incisioni a tema dionisiaco create da grandi artisti come Mantegna, Carracci, Goltzius, Raimondi, fino ad arrivare a Guttuso e Picasso.
Il Museo è sede di molti eventi, sono disponibili vari pacchetti di visita che possono essere personalizzati su richiesta, prevedendo incontri anche con l’agronomo nelle vigne dell’azienda Lungarotti, con l’enologo in cantina… abbinata a degustazioni, pranzi e anche alla visita del Museo dell’Olivo e dell’Olio sempre di proprietà della Fondazione Lungarotti. Il Muvit è una meta ideale per coloro che vogliono approfondire la conoscenza della storia del vino, coniugando arte, cultura e piacere enogastronomico.
Nome del Museo: Muvit
indirizzo: Corso Vittorio Emanuele II, 39-7, 06089 Torgiano PG
sito web: muvit.it
tipologia: museo multidisciplinare
fondato da: Giorgio e Maria Grazia Lungarotti nel 1974
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