INTERVISTA A PAOLO MENON
Laura Grossi
Lei è un artista a tutto tondo – giornalista, scrittore, poeta, art director, graphic designer, editore di riviste equestri, scultore – una figura eclettica nel campo delle arti. Come si definirebbe?
Non saprei: un viandante della comunicazione? Forse. Di certo un viandante attratto dalla bellezza spesso mimetizzata nei particolari che ad altri, pur percorrendo insieme lo stesso sentiero, potrebbero sfuggire. Un sentiero contrassegnato di mestieri, quelli che lei mi sta ricordando, che ritmano il mio tempo, che non avrei fatto se non riconoscessi di aver ricevuto alcuni inestimabili talenti dalla vita: pura energia creativa che orbita sugli obiettivi progettuali.
E tra gli obiettivi legati al vino che hanno assunto una centralità nella sua opera: com’è nata la passione per il mondo del vino? Che cos’è il vino per lei?
Beh, questa è una di quelle domande cui risponderei volentieri centellinando in compagnia uno Château Pétrus! A proposito, comincio col dirle che sorseggiavo vino sin da bambino – col cucchiaino, s’intende, e tanti quanti erano miei anni – grazie a mio nonno paterno che vinificava, tra gli altri uvaggi, il “fragolino” di cui vedevo crescere e maturare i grappoli dagli acini tondi e neri, nella campagna Polesana dove sono nato. Pertanto, aggiungo, che il vino è il fil rouge con cui da sempre imbastisco immagini e parole, mai scucite dal tessuto giornalistico. Sì, direi che il vino nella sua aura letteraria e mitologica, filosofica e religiosa è – ab origine – fonte di ispirazione artistica.