INTERVISTA AD ALESSANDRA MURATORE,
COORDINATORE DELLA BAROLO & CASTLES FOUNDATION
Cristina Baglioni
Cos’è il Wi.Mu.?
Wi.Mu., Wine Museum a vocazione internazionale, “Museo del Vino a Barolo”, protagonista è il vino in un territorio di vino. È un viaggio alla scoperta del vino, della sua cultura e tradizione, che parte dagli elementi della natura che concorrono alla creazione di un grande vino, al suo intreccio con la storia dell’uomo, con le arti, fino ad un omaggio doveroso al Barolo e ai marchesi Falletti di Barolo, Carlo Tancredi e sua moglie Juliette Colbert (Giulia di Barolo). L’edificio che ospita il Wi.Mu., il Castello comunale Falletti di Barolo, ha un’origine antichissima, nel corso della storia è passato da una funzione militare a quella residenziale, fino ad essere trasformato in un collegio. Dopo la chiusura del collegio e la vendita, l’amministrazione di Barolo ne è entrata in possesso grazie ad una sottoscrizione pubblica, con il contribuito dell’intera comunità di Barolo e le cantine del territorio. Dapprima l’apertura alle visite del piano nobile con gli arredi ottocenteschi e l’allestimento di un museo etnografico, poi, all’inizio del decennio scorso, per valorizzare il Castello e farlo diventare un attrattore importante per il territorio delle Langhe, è stato creato il Wi.Mu., con allestimento curato da François Confino, autore in quegli anni degli allestimenti del Museo Nazionale del Cinema a Torino e di mostre e musei in tutto il mondo.
In cosa si differenzia dagli altri Musei del vino?
Il Wi.Mu. pone un’attenzione particolare al rapporto fra il Vino e l’Uomo, profondo, quotidiano, costante, trasversale a epoche e civiltà; non soltanto “qualcosa da bere”, bensì qualcosa che l’uomo ha ritenuto di cantare, di rappresentare, di celebrare, facendone un compagno di viaggio e di vita e caricandolo di simboli e significati profondi, spesso legati al sacro. In questo focus fra lui e noi, sta la peculiarità rispetto agli altri musei del vino. Confino dice “Sono tanti i musei del vino nel mondo. Il Wi.Mu. si differenzia perché ne racconta la dimensione culturale e lo fa in modo poetico”. E poi la modalità: il visitatore è immerso negli ambienti, avvolto dagli allestimenti, in un’esperienza che lo induce alla curiosità, all’interpretazione, rendendolo complice della narrazione cui assiste.
Qual è il target dei suoi visitatori?
Grazie alle modalità del suo racconto, l’interazione, l’esperenzialità e ai contenuti in un linguaggio mai tecnico, il pubblico è eterogeneo, per provenienza geografica, per età, per livello culturale. Dalle famiglie, agli appassionati, agli inesperti ma curiosi, alle scuole.[ihc-hide-content ihc_mb_type=”block” ihc_mb_who=”unreg” ihc_mb_template=”3″ ]
Come è articolato il percorso di visita?
In 24 sale lungo cinque piani del castello. La venticinquesima sala Il Tempio dell’Enoturista, è uno spazio a disposizione del territorio e dei privati per eventi e attività didattiche. Il castello ospita un’etnografica di attrezzi utilizzati in vigna e in cantina e la biblioteca storica, ricca di 3.700 volumi sette e ottocenteschi. È preziosa per il patrimonio librario che custodisce, ma anche perché di essa si prese cura Silvio Pellico, per conto dei Marchesi. Esterna al percorso di visita ma visitabile con un biglietto cumulativo è il Wi.La. – Wine Labels Collection, una delle più ricche collezioni di etichette da vino al mondo. Raccolta dal Prof. Cesare Baroni Urbani e dalla moglie Maria in vent’anni di lavoro, conta oltre 282.000 etichette da vino, fra cui alcune serie fra le più ambite dai collezionisti. Al terzo piano abbiamo una terrazza aperta al pubblico che offre una vista mozzafiato su un’ampia porzione delle Langhe e dei vigneti. All’interno lo spazio è dedicato agli elementi della natura che concorrono alla nascita di un grande vino e al tempo. Il secondo piano è dedicato alla storia del vino e alla narrazione nelle arti. Il primo piano (ricco degli arredi ottocenteschi dei marchesi Falletti) propone un omaggio ai Marchesi, al castello e alla sua storia. Conserva negli stucchi del monumentale camino e nei fregi della sala degli stemmi, le vestigia più antiche del castello, risalenti alla metà del Cinquecento. Il primo piano interrato propone una sala allestita come un’aula scolastica (in omaggio al Collegio Barolo), qui i visitatori si possono accomodare per assistere ad una breve lezione virtuale su come si fa il vino.
Ci sono installazioni multimediali e sensoriali?
Manovelle da girare e pedali per azionare meccanismi che propongono focus sulla storia del vino; una panca a pedali il cui movimento illumina la sala consentendole di narrare il proprio contenuto; sale che riproducono l’atelier di un pittore, una cucina, una piccola sala cinematografica e che accolgono il visitatore in un tempo sospeso; video con personaggi che si parlano; una sala in cui la prospettiva è quella che si avrebbe stando sotto una vigna. Questi sono alcuni degli aspetti del Wi.Mu., in cui anche luci, buio, suoni concorrono a rendere protagonista il visitatore. L’emozione e l’esperienzialità hanno un ruolo importante in tutti gli allestimenti di Confino e sono fondamentali al Wi.Mu. dove le visite guidate hanno un taglio esperenziale anche per le attività che vengono proposte.
[su_box title=”” style=”noise” box_color=”#5e0230″ title_color=”#fff”]
Nome del museo: Wi.Mu. Museo del Vino a Barolo
Fondato da: Comune di Barolo
Nel: settembre 2010
Tipologia: museo esperenziale
Indirizzo: Castello Comunale Falletti di Barolo, Piazza Falletti, 1 12060 Barolo (CN)
Sito web: https://www.wimubarolo.it/[/su_box]
[/ihc-hide-content]
Scrivi un Commento