Intervista a Maria Ida Avallone imprenditrice coraggiosa e intraprendente

Il Sommelier Magazine Intervista a Maria Ida Avallone imprenditrice coraggiosa e intraprendente
Cellole, Italy - January 29, 2010 Villa Matilde factory. © ADA MASELLA

 Maria Ida Avallone, vignaiola campana è titolare insieme al fratello Salvatore dell’azienda agricola vitivinicola “VILLA MATILDE AVALLONE”, di Cellole in provincia di Caserta, alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina e del Monte Massico, emblema del territorio del Falerno. Fondata negli anni sessanta dal padre Francesco Paolo Avallone, avvocato e studioso dei vini antichi, che diede vita, grazie alla collaborazione di alcuni professori dell’Università agraria di Napoli, al leggendario vino “Falernum”, pregiato nettare degli imperatori romani, scomparso quasi completamente nei primi del Novecento. Dopo molti anni di ricerca, egli individuò gli antichi vitigni: Aglianico e Piedirosso per la produzione del Falerno Rosso e la Falanghina da cui nasce il Falerno Bianco. La figlia, rinunciando alla carriera diplomatica, sulle orme del padre, innamorata della sua terra, ha intrapreso un percorso volto alla valorizzazione di antiche varietà autoctone per la produzione di vini di qualità, rappresentativi di territori unici della Campania Felix, altamente vocati alla viticoltura. Tradizione, cultura, rispetto per l’ambiente, eco-sostenibiltà, innovazione e ricerca sono sempre stati i principi ispiratori di Maria Ida, imprenditrice intraprendente e coraggiosa, determinata a costruire e a far crescere la sua azienda in modo moderno e dinamico, con l’utilizzo delle più avanzate tecnologie per ottenere una produzione enologica d’eccellenza. In seguito ad una ricerca costante della qualità, è stato introdotto l’utilizzo di anfore in terracotta, con lo scopo di produrre vini identitari di un territorio straordinario. L’azienda possiede una vasta proprietà che arriva a 135 ettari distribuiti tra le tenute di San Castrese e Parco Nuovo, che si estendono nell’Ager Falernus in provincia di Caserta, in Irpinia e in provincia di Benevento. Ha raggiunto una produzione di 800 mila bottiglie che vengono esportate in 30 paesi del mondo. Diciannove sono le tipologie di assoluta qualità prodotte, tra cui il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, il Taurasi, ma il vino storico rappresentativo dell’azienda è il Falerno del Massico DOP di grande eleganza, finezza e spiccata personalità, sia nella versione Rosso che nella versione Bianco. Da ricordare gli ottimi spumanti metodo classico Mata Brut da uve Falanghina e Brut Rosè Mata da uve Aglianico e, delizia del palato, l’Eleusi Roccamonfina Passito.

 

Nella sua azienda e più in generale in Campania, rinomata terra del Sud per la sua tradizione enogastronomica, come viene vissuta l’emergenza Corona Virus?

Come in tutto il mondo, la Campania ha avuto un primo momento di shock nell’affrontare l’emergenza Corona virus. La reazione è stata di profonda paura in fase iniziale e successivamente di estremo rigore nel seguire il lock down imposto con tempestività e consapevolezza dal Governatore De Luca. Ci si è chiusi in casa e uno degli sfoghi e delle passioni più grandi è stato dedicarsi all’arte della cucina. Insomma, non potendo più recarsi nei ristoranti o nei bar preferiti, ognuno ha cercato di organizzarsi nelle proprie abitazioni. Gli operatori del settore Horeca hanno fermato le loro attività ai primi di marzo ed oggi aspettano il 1° giugno per la riapertura. Solo pochi si stanno organizzando per il delivery ma sinceramente non credo che troverà terreno fertile tra il popolo campano. Altra cosa è invece il delivery per i vini che anche nella nostra regione sta avendo un vero e proprio boom. A Villa Matilde abbiamo chiuso a metà marzo uffici ed agriturismo mentre gli operai di campagna hanno continuato la loro attività. La natura non conosce pause e fortunatamente la prossima vendemmia si preannuncia ottima, grazie alla splendida primavera che sta favorendo il migliore sviluppo delle viti.

Il Sommelier Magazine Intervista a Maria Ida Avallone imprenditrice coraggiosa e intraprendente

Il settore vitivinicolo sta vivendo una dura crisi in seguito alla chiusura di ristoranti, bar, enoteche, quali saranno le prospettive future di sopravvivenza per le cantine?

Il mondo dopo questa pandemia cambierà profondamente. La lezione principale che abbiamo ricevuto è che l’uomo ha una grande capacità di adattamento. Quando il cambiamento è improvviso adeguarsi e concentrarsi strettamente su ciò che funziona è la cosa giusta da fare. In questo periodo abbiamo visto aziende di catering consegnare a domicilio, bar trasformarsi in negozi di alimentari, aziende di liquori produrre disinfettanti per mani, attività che non avevamo mai preso in considerazione la vendita on line implementare il proprio e commerce. Abbiamo capito che è necessario rivedere i nostri approcci, ridimensionare gli obiettivi ed adattarci a nuove prospettive.

 

La grave crisi sanitaria ed economica, cambierà il consumo del vino? E i mercati esteri quanto incideranno sul vostro business?

Villa Matilde è un’azienda storica presente in 30 paesi con partners forti e consolidati ciascuno nel loro territorio. L’ export incide per circa il 45% sul fatturato globale e credo che la percentuale, seppur proporzionata ad una riduzione inevitabile di fatturato generale, non cambierà di molto. Ci stiamo già attivando con formule differenti per comunicare e promuovere attraverso il web i nostri prodotti e farci sentire vicini al cliente (digital tasting, percorsi virtuali in azienda ecc. ). In questo momento più che nel passato, sarà premiato chi riuscirà a trasmettere un rapporto umano, diretto, autentico e vero seppur a distanza.

 

Anche il settore turistico, drasticamente colpito, strettamente legato all’industria del vino, non potrà contare sulla presenza di stranieri per un lungo periodo in Italia. Quali potranno essere le strategie efficaci per un rilancio del turismo interno e del mercato vinicolo?

Credo fortemente nell’enoturismo come possibile fonte di sviluppo commerciale anche e soprattutto in questo prossimo periodo. Gli stranieri riprenderanno a frequentare l’Italia non prima della estate 2021. Ci si dovrà pertanto rivolgere quasi esclusivamente ad un pubblico regionale, interessato ad effettuare gite fuori porta o ad avere possibilità di trascorrere in ambienti aperti e naturalmente sicuri qualche ora di svago. Certamente non potremo contare su un pubblico dotato di grandi disponibilità economiche e pertanto sarà saggio ed utile proporre degustazioni smart raccontando la magia del nostro settore e territori bellissimi a volte non sufficientemente conosciuti.

 

Quanto è importante l’utilizzo di strumenti digitali, di social e blog, secondo lei, in una fase di rilancio del settore enogastronomico?

Oramai sono fondamentali. La crisi ha insegnato anche ai meno esperti ad utilizzare social e strumenti comunicazionali digitali e abbiamo capito quanto siano efficaci, veloci e sempre fruibili. Tutte le cantine, anche quelle più restie, si stanno organizzando per avere siti con l’e-commerce o con differenti forme di delivery.  Anche eventi, fiere e manifestazioni saranno considerati meno utili se non addirittura obsoleti e verranno preferiti digital tasting o call conference in grado di produrre un rapporto personalizzato e diretto con i clienti. Non credo proprio che si tornerà facilmente indietro.

 

Cosa le ha insegnato l’emergenza Corona Virus per vivere un futuro migliore

La parola crisi, scritta in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo, l’altro l’opportunità. Nonostante il momento difficilissimo voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e ritengo che questa crisi offrirà a chi avrà la voglia e la capacità di coglierla, l’opportunità di cambiare e migliorare. Il Covid 19 ha letteralmente volatilizzato il modello consumistico cui eravamo abituati sovvertendone gli schemi. Ha messo in evidenza debolezze e precarietà del sistema economico mondiale. Nel nostro settore l’intero comparto Horeca è stato azzerato mettendo in crisi le cantine che con grandi sacrifici, avevano preferito rivolgersi esclusivamente a questo settore, cantine che si sono viste dalla sera alla mattina bloccare completamente il flusso di vendite per il consumo del vino fuori casa. Dall’altro lato, la pandemia ha accelerato una crescita delle vendite dei vini di qualità nel settore GDO, nell’on line nel delivery favorendo di conseguenza chi già da prima aveva puntato su settori differenti. Uno degli insegnamenti che dobbiamo cogliere da questa situazione è proprio quella di dover fortemente diversificare la propria clientela, senza mai perdere di vista la selezione della stessa in modo da riuscire a bilanciare eventuali contraccolpi e crisi. Il Covid ha anche messo in mostra lo scempio che noi esseri umani abbiamo prodotto. Sono bastati due mesi di lockdown per vedere rifiorire le nostre città. Abbiamo potuto seppur solo in fotografia godere della magnificenza del pianeta ed avere ulteriore conferma di quanto devastante sia stata la mano dell’uomo. Spero che tutte le persone in grado di avere un legame vero e viscerale con la terra possano farsi portavoce di una gestione più sana e di un maggior rispetto del pianeta.