L’enoturismo cresce: il ruolo centrale del sommelier
Il recente studio presentato dal Movimento Turismo del Vino e dal Centro Studi Enoturistico e Oleoturistico (CESEO) dell’Università LUMSA, dal significativo titolo “Turismo del vino: tra nuove sfide e opportunità”, offre spunti di riflessione importanti anche per i sommelier, protagonisti silenziosi e indispensabili della valorizzazione vitivinicola italiana.
Da professionisti appassionati e custodi della cultura enologica, osserviamo con grande interesse la crescita esponenziale dell’enoturismo, con un fatturato legato all’ospitalità aumentato del 24% solo nell’ultimo anno. Tuttavia, è proprio nell’accoglienza, nella capacità di narrare e condividere storie autentiche, che emerge il ruolo determinante del sommelier.
Raccontare il vino in cantina: l’esperienza al centro
La ricerca mette in luce una tendenza che conosciamo bene: il valore della personalizzazione e della qualità dell’esperienza offerta in cantina. Apprendiamo che due produttori su tre accolgono personalmente gli ospiti, e nove su dieci accompagnano la degustazione con prodotti tipici locali. Questo, per un sommelier, è musica: ogni sorso diventa parte di un racconto più ampio, legato indissolubilmente al territorio e alle persone che lo rendono unico.
Wine hospitality: servono competenze professionali
Ma, come emerge chiaramente, accogliere è un’arte complessa che richiede competenze specifiche. Nonostante l’entusiasmo e l’impegno personale dei titolari, infatti, solo il 38% delle cantine intervistate dispone di personale formato espressamente per la Wine Hospitality. Questo dato rappresenta al tempo stesso una sfida e un’opportunità: quella di valorizzare ulteriormente la figura professionale del sommelier come guida qualificata per offrire ai turisti un’esperienza enologica autentica, memorabile e di qualità.
Le esperienze in cantina si moltiplicano
Lo studio segnala anche l’importanza crescente della diversificazione delle attività proposte dalle cantine turistiche, evidenziando come il 35% delle aziende offra da cinque a diciotto diverse esperienze. Inoltre, l’integrazione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale rappresenta una frontiera affascinante e inevitabile anche per la nostra professione. Pur riscontrando che solo il 20% delle cantine adotta attualmente strumenti di AI, appare evidente il potenziale straordinario di questi strumenti per personalizzare ulteriormente l’offerta, potenziare il marketing enologico e facilitare una comunicazione più diretta e incisiva con gli ospiti.
Formazione, innovazione e sommelier: il futuro dell’enoturismo
In sintesi, la ricerca evidenzia come il futuro del turismo del vino passi necessariamente attraverso professionalità, formazione e innovazione. Per i sommelier, tutto questo rappresenta non solo una conferma dell’importanza del proprio ruolo ma anche un incentivo a migliorare continuamente, ad approfondire la conoscenza del territorio e a mantenere vivo quell’entusiasmo che ci permette di trasformare ogni degustazione in un viaggio emozionante e indimenticabile.
Il bicchiere è sempre mezzo pieno: a noi il compito di arricchirlo di qualità, passione e competenza.
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