La storia del Pinot nero in Oltrepò secondo alcuni ampelografi risalirebbe addirittura all’epoca dei Romani portato in zona dal sud della Francia.
In realtà è solo nella seconda metà del XIX secolo che si assiste verosimilmente all’approdo del vitigno in questa zona così come in tutta la penisola e in Sicilia. In Italia al di fuori dell’Oltrepò la coltivazione del Pinot nero viene sostanzialmente abbandonata quasi subito: utilizzata come uva da taglio con le uve autoctone, la sua maturazione precoce, i danni provocati dagli animali e l’essere un vitigno, sì poliedrico, ma anche difficile e caparbio, scoraggiano la gran parte dei produttori.
E’ invece, come in altre zone come il Trentino, l’Alto Adige e la Franciacorta che in Oltrepò che trova il suo habitat ottimale. Ricordiamoci che ci troviamo sul 45° parallelo, il “Parallelo del vino” lo stesso che attraversa l’Oregon, Bordeaux e il Piemonte ed è di fatto la terza zona al mondo per questa varietà dopo Champagne (13000 ettari) e Borgogna (11000 ettari). Attualmente il territorio vanta circa 3000 ettari vitati a Pinot nero sugli oltre 13000 complessivi.
Dal punto di vista pedoclimatico, non a caso questo territorio è chiamato “il Sud del Nord”: siamo nella parte più meridionale della Lombardia. Siamo nell’ambiente ideale per la coltivazione di questo vitigno: colline con suoli argillosi e umidi, la presenza di fiumi e grandi sbalzi di temperature soprattutto nei mesi più caldi dell’anno.
Il Pinot nero è declinato in tutte le versioni possibili: Metodo Classico, Metodo Classico Rosé e il Cruasé. E la declinazione in rosso. E’ indubbio che risulta molto più avvincente quando diventa base per spumanti. Più distante e disomogeneo invece il risultato della vinificazione in rosso.
In Oltrepò il Metodo Classico non supera le 600mila bottiglie, contro i 18 milioni del Franciacorta e i 9 del Trentodoc. La produzione di Champagne, lo ricordiamo, si aggira intorno ai 330 milioni di bottiglie annue. Una piccola produzione quindi ma di tutto rispetto dal punto di vista qualitativo. I metodi classici prodotti sono sempre più raffinati ed eleganti.
La spumantistica in Oltrepò. La vocazione di questo territorio per la spumantistica risale alla metà del 1800. È proprio a Rocca de’ Giorgi, infatti, nel 1865, che per opera del Conte Carlo Giorgi di Vistarino vengono effettuati i primi impianti e pochi anni dopo, insieme a Carlo Gancia, iniziano ad essere elaborati e commercializzati i primi “Champagne italiani”.
Sulla scia di questo progetto, l’Ing Domenico Mazza di Codevilla raggiunge ottimi risultati dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo tanto che una delle sue bottiglie vincerà il Primo premio all’Esposizione Nazionale di Milano del 1894. Nel 1907 nasce la Società Vinicola Italiana di Casteggio (SVIC) e tra gli anni ’30 e’50 vengono fondate la Cantina Sociale La Versa e l’azienda Malpaga.
Nel 1970 nasce la DOC Oltrepò Pavese ed inizia una nuova era per la spumantistica locale. L’anno successivo nasce il Consorzio Volontario dei vini DOC dell’Oltrepò pavese che nel 2007 acquisisce la DOCG. Negli ultimi dieci anni sono stati condotti profondi studi sul territorio della Docg soprattutto in termini di zonazione.
Alto e basso Oltrepò. Una prima distinzione è tra basso e alto Oltrepò; il Pinot Nero per i rossi è protagonista nella prima fascia, tra i 150-250 metri; salendo troviamo i terreni ideali per le basi spumante. Le differenti vocazionalità territoriali prevedono proprio una distinzione tra aree adatte alla vinificazione a base spumante e zona più idonee alla vinificazione in rosso per la varietà Pino nero. Le aree più indicate per le basi spumanti (UT1, UT2 e UT5) sono caratterizzate da aree alte e fresche, più piovose, con maggiori sbalzi termici e suoli con tessitura fine. Le altezze si sviluppano tra i 200 e i 500 metri sul livello del mare, le pendenze zono moderate e le esposizioni sono est/ovest. A queste unità si sovrappongono zone a duplice altitudine (UT2) più calde e assolate e versanti orientati a sud/ovest. Le unità UT4 e UT6 sono invece quelle più vocate per la vinificazione in rosso: suoli con una tessitura più sciolta e meno fertile, con capacità di allentamento delle acque in eccesso. Le altitudini sono comprese tra i 100 e i 300 mt, i versanti esposti a sud/ovest e con pendenze che si fanno più sostenute.
La storia del Pinot nero in Oltrepò è ancora in evoluzione: un territorio variegato che insieme ad un vitigno così particolare ha trovato un connubio perfetto. E del resto produrre un Pinot nero eccellente è il sogno di molti enologi: come diceva Miles nel famoso film Sideways: “Al Pinot Nero servono cure e attenzioni…e solo il più paziente e amorevole dei coltivatori può farcela, è così. Solo chi si prende davvero il tempo di comprendere il potenziale del Pinot sa farlo rendere al massimo della sua espressione. E inoltre, andiamo… oh, i suoi aromi sono i più ammalianti e brillanti, eccitanti e sottili e antichi del nostro pianeta”. Come non essere d’accordo con lui?
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