F.I.S.A.R. incontra i Castelli del vino

Il Sommelier Magazine F.I.S.A.R. incontra i Castelli del vino

Le Delegazioni F.I.S.A.R. Castelli di Jesi e F.I.S.A.R. Roma e Castelli Romani si incontrano online per un fantastico viaggio virtuale tra i Castelli di Jesi ed i Castelli Romani.

«Non tutte le ciambelle escono col buco» vale a dire non tutti i progetti riescono come vorremmo, non tutti i piani vanno in porto.

Da tempo avevamo accarezzato il comune proposito di un gemellaggio tra i Castelli del panorama fisariano. Ma questo lungo periodo di lockdown ce lo ha impedito. Impossibilitati all’incontro fisico ci siamo accontentati di un webinar per conoscere e confrontare due territori, due grandi vitigni autoctoni e due vini attraverso il racconto dei produttori.

Abbiamo scelto una data significativa, giovedì 25 marzo ovvero il Dantedì, la giornata internazionale dedicata a Dante Alighieri, ottimo auspicio per suggellare l’alleanza.

Virgilio della serata, per restare in tema, Fabio Ciarla, arbitro imparziale della contesa nonostante la sua palese estrazione romana.

Il titolo scelto per l’appuntamento è indicativo di ciò che si intendeva evidenziare. Siamo partiti con “Il vino dei Castelli”, ma ci faceva pensare al vino delle fraschette, dove si poteva consumare il vino nuovo del contadino, e alla ben nota anfora, la tipica bottiglia creata nel 1954 dall’architetto Antonio Maiocchi: immagini archetipo di un vino semplice, leggero, fresco e beverino ma, soprattutto, di basso costo.

È stato sufficiente invertire i termini per ottenere un’immagine completamente diversa: “I Castelli del Vino”, va bene non siamo la Loira, ma suonava regale, importante, ci è piaciuto.

Protagonisti della serata Frascati e Verdicchio dei Castelli di Jesi, due vini a due passi dai rispettivi capoluoghi di regione.

La zona di produzione dei vini DOC Frascati e delle DOCG Frascati Superiore (anche Riserva) e Cannellino di Frascati è situata a sud est di Roma, dove si alleva la vite e si produce vino da prima del 21 aprile del 753 a.C., anno della fondazione della Città Eterna. I vigneti sono coltivati sulle colline vulcaniche ad altitudini che variano da 70 a 500 metri s.l.m.

La zona di produzione dei vini DOC Verdicchio Castelli di Jesi (anche Classico e Classico Superiore) e DOCG Castelli di Jesi Verdicchio Riserva (anche Riserva Classico) è un’ampia zona collinare che accerchia il capoluogo di Regione: i territori assoggettati in epoca medievale al Contado di Jesi, la Città Regia dell’Imperatore Federico II di Svevia. Le vigne si trovano ad altitudini che vanno dai 75 ai 550 metri s.l.m. su terreni sciolti da sfaldamenti marnosi argillo-silicei e calcarei.

A rappresentare le due denominazioni Mauro De Angelis, ex Presidente del Consorzio Frascati, per Vitus – acronimo di Vignaioli Tuscolani – e Roberto Venturi titolare dell’azienda Vini Venturi.

In degustazione Qudì, Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore e Metamorfosi Frascati Superiore DOCG, annata 2018. Scelta voluta, per riscattare il concetto del vino bianco da bere subito.

Tesi eloquentemente comprovata dal Qudì, verdicchio 100%, e dal Metamorfosi, 70% Malvasia del Lazio o Malvasia Puntinata 30% Greco bianco e Bombino bianco.
Due vini diversi ma uniti da una sorte comune: ben presto famosi, tra le prime DOC riconosciute in Italia – 1966 Frascati e 1968 Verdicchio dei Castelli di Jesi – poi caduti in disgrazia, hanno riacquistato, grazie alla pazienza e alla ostinata dedizione di tanti viticoltori, il giusto posto nel mondo enoico.

Alla serata hanno partecipato, oltre i soci delle Delegazioni ospiti, numerosi soci di varie Delegazioni da nord a sud della penisola e alcuni wine lovers di altre Associazioni.

Una risposta unitaria al valore vino, elemento unificatore della comune passione, la stessa che muove Mauro e Roberto nel lavoro in vigna, Castelli di Jesi e Roma Castelli Romani nella condivisione di una FISAR unica che vada al di là delle delimitazioni territoriali.

Ma la prossima volta la ciambella sarà col buco, promesso!