IL COVID-19 METTE IN DIFFICOLTÀ GLI OPERATORI.
Enrico Zamboni
La rilevazione periodica dell’ISMEA al primo trimestre 2020 – l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare – sul clima di fiducia degli operatori nel settore vitivinicolo, non dipinge una situazione incoraggiante. Le indagini sull’Indice del Clima di Fiducia (ICF) sono svolte su un campione di 800 aziende agricole, di cui il 12% appartenente al comparto vitivinicolo.
Dopo due anni di crescente ottimismo degli operatori, l’anno 2019 è stato l’annus horribilis del sentiment degli addetti al settore, dove l’indice è sceso da 17,23 a 0,72. E nel primo trimestre 2020 la situazione si è aggravata ulteriormente con il manifestarsi della pandemia, che ha portato l’indice al livello negativo di -4,6, mai successo negli ultimi 5 anni.
Anche se in caduta libera, nel settore vitivinicolo si respira comunque un’aria migliore rispetto all’intero comparto agricolo (in giallo), confermando ancora una volta che il vino è uno dei settori più solidi dell’agricoltura nazionale.
L’analisi evidenzia come vi sia stato un costante calo dell’andamento degli affari correnti per tutto il 2019 (in blu) – accompagnato anche da previsioni negative per gli anni futuri (in giallo), fatto una modesta ripresa di ottimismo sul finire dell’anno.
I risultati delle indagini sugli addetti al settore viticolo non trovano analogo andamento nell’ICF dell’intero comparto agroindustriale. Perché, mentre quest’ultimo ha visto un costante calo della fiducia (in giallo), l’andamento dell’ICF dell’industria del vino è stato più altalenante – con una ripresa nel terzo trimestre 2019 – fortemente influenzato dall’andamento degli ordini estivi.
In questo 2020, le difficoltà legate al lockdown hanno condizionato enormemente il settore vitivinicolo, perché, se da un lato la pandemia ha avvantaggiato la vendita online, che si stima essere aumentata del 20-25%, dall’altro ha, di fatto, impedito lo smaltimento attraverso il canale Ho.re.ca. Quest’ultimo, infatti, rappresenta circa il 30% in volume e il 50% in termini di valore vitivinicolo dell’UE. Dati del Ministero delle politiche agricole e forestali, riferiscono di un volume di giacenze stimato in 54 milioni di ettolitri: in sostanza possiamo dire che, nelle cantine, è presente una quantità di vino pari alla produzione di un anno. Questo potrebbe significare che, dal prossimo autunno, la nuova vendemmia porterà sul mercato una quantità tale di prodotto da far crollare i prezzi dei vini. E ciò significherebbe prolungare le attuali difficoltà fino a buona parte del 2021.
FONTE: ISMEA
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Le cantine, da tempo, stanno pensando a soluzioni mirate alla riduzione delle giacenze, mediante la distillazione, ed al contenimento della produzione mediante potature verdi e diradamento dei grappoli. Misure che oggi, più che mai, vanno prese in considerazione, approfondite e, ove possibile, migliorate, per tutelare il Made in Italy e, soprattutto, come strumenti a tutela del reddito degli imprenditori.
La differenziazione delle linee produttive e soprattutto dei canali commerciali, può rappresentare una soluzione per le cantine, ma quello su cui è necessario puntare è un corretto sviluppo dell’export, che vede già da tempo un trend positivo, ma che non può trascurare gli scenari che si potrebbero delineare nell’immediato futuro. In pochi anni è previsto che ci siano 212 milioni di “nuovi ricchi”, molti dei quali saranno concentrati in Cina, ma anche nel vicino Est Europa e questo rappresenta un’occasione da non perdere per il vino e l’export italiano.
I vini del Belpaese sono appetibili per diversità, qualità, legame con territori unici; i marchi a DO e IG rappresentano una garanzia che lascia ampi margini di ripresa e di sviluppo in tutte le fasce commerciali: la non-premium, la commercial-premium e la super premium.
Le basi e le premesse per una ripresa dell’intero comparto ci sono, se verrà attuata una politica commerciale mirata e differenziata per tipologia di fascia, il vino italiano potrà tornare a respirare ed allora potremo assistere ad un nuovo ciclo di salita dell’Indice del Clima di Fiducia.
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