Guidata da Giampaolo Zuliani, una degustazione particolare, attesa da
tempo, si è tenuta giovedì 25 novembre presso la sede della Fisar di Prato.
Un tema molto interessante perché tratta di vini prodotti in areali particolari
con caratteristiche organolettiche molto definite e di grande personalità.
Le isole minori, tali a livello dimensionale, sono luoghi dove la viticoltura è
difficile, le uve sono talvolta trasportate sulle isole più grandi per essere
vinificate, per mancanza delle strutture sul posto.
Condizioni particolari, territori impervi, presenza importante della macchia
mediterranea rendono la viticoltura problematica, ma di grande fascino.
I viticoltori sono persone che spesso tornano nella loro terra d’origine
affascinati nel ritrovare la bellezza del loro paese, attratti dalla possibilità di
continuare il lavoro che da secoli consente di preservare un territorio, di
evitarne l’erosione.
Una porzione di terra ferma, completamente circondata da acqua, uno spazio
ristretto ben definito dove, citando Pirandello, “l’uomo nasce isola nell’isola e
rimane tale fino alla morte”.
Nelle piccole isole si ha un rapporto intimo fra la vite, l’uomo e il territorio, il
prodotto è poi lo specchio del territorio stesso che entra a pieno titolo fra
quelli in cui si pratica la viticoltura eroica con altitudini, terrazzamenti e
gradoni, dove il lavoro può essere svolto solo dalla mano dell’uomo.
Fra i fattori comuni alle piccole isole troviamo i suoli vulcanici, ad eccezione
della matrice granitica del Giglio, la luce che influisce sulle maturazioni, il
vento, le escursioni termiche che, soprattutto se si sale in quota, diventano
importanti, favorendo l’aromaticità sulle bucce.
L’isola d’Ischia ci suggerisce altre riflessioni sul terroir: luogo molto
suggestivo, di grande bellezza, questa piccola Isola vede al suo interno un
punto di confronto fra due diverse culture, dove nella parte orientale, quella
italica, si trovano ancora pochi esempi di Alberate, mentre ad occidente le
forme di allevamento a palo secco, arrivano dall’oriente. Qui vengono coltivati
numerosi vitigni, un insieme di varietà nate dalla commistione fra quelle
orientali e quelle italiche, di cui si ha una grande tradizione nel triangolo
campano-siciliano-calabro.
Ischia ha 150 ettari vitati e 70 varietà di cui una decina sono usate, le altre
restano importanti per lo studio genetico.
Il vino in degustazione è quello di una piccola Azienda: Casa d’Ambra
“Forastera” 2018
Il nome significa “vitigno che veniva da fuori”. Un vino di grande carattere con note minerali sulfuree, distintive di questo
territorio.
Passiamo poi a due rappresentanti delle piccole isole dell’arcipelago
Toscano, la prima è l’Isola del Giglio, con l’azienda “Altura” che si trova nella
parte sud-orientale dell’isola. Territorio di grande fascino con sistema di
impianto classico della vite su terrazzine “rubate” alla macchia mediterranea.
Il vino in degustazione è un vino ostico, difficile, “Ansonaco dell’Isola del
Giglio” che fa macerazione sulle bucce, senza controllo di temperatura, un
vino molto naturale che rappresenta a pieno titolo il produttore ed il territorio.
Restando nell’arcipelago toscano, ci spostiamo a Capraia, dove è molto
interessante la produzione del vino rosso “Zenobito”, ciliegiolo e colorino
dell’Azienda La Piana, rappresentazione massima della rinascita della
viticoltura sull’isola dopo 20 anni di abbandono a seguito della chiusura del
carcere. Un vino che parla di calore e di mare con grande estrazione di
colore.
Qualche miglio di mare ci porta a Lipari. La visita dell’isola può diventare
un’immersione nel territorio isolano caratterizzato dalle cave di estrazione del
caolino.
Due vini in degustazione, il primo è il “Bianco Pomice” della Tenuta di
Castellaro.
Elegante, esile, ma di grande carattere, Malvasia e Carricante che trova sui
terreni vulcanici la sua migliore espressione.
Il secondo vino, “Nero Ossidiana”, ha caratteristiche completamente diverse:
rosso da uve Corinto nero, vitigno antico che rappresenta l’arrivo dall’oriente,
un vino di grande equilibrio e personalità.
Se sconfiniamo un po’ più a Sud, raggiungiamo l’isola di Pantelleria, dove la
vite è lo specchio del clima e del terroir.
Il sistema pantesco di allevamento delle viti che strisciano a terra per cercare
un po’ d’umidità notturna ed essere preservate dai forti venti, è diventato
patrimonio dell’Unesco. Degusteremo un vino di grande storia e cultura:
“Bukkuram Padre Della Vigna”, passito di Pantelleria di Marco de Bartoli,
icona del vino dolce italiano di stile orientale.
Area antica di produzione del moscato, protetta da sempre, anche nel
periodo della dominazione araba. Parte delle uve appassiscono su stuoie
all’aperto, parte invece sulla pianta, per poi essere unite al fine di concentrare
gli zuccheri, che ci consentono di terminare in dolcezza questa splendida
serata.
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