Notizia inviata da Cristina Baglioni, Delegazione FISAR Viterbo
Daniele Canestro, titolare di Nando al Pallone Resort non è nuovo ad eventi del genere, avendo una cantina che custodisce gelosamente verticali di grandi vini, quando ci ha chiesto di collaborare per questo evento non ci abbiamo pensato due volte. Così il 25 gennaio è andata in scena una meravigliosa verticale di Solaia, annate 1999-2000-2001-2002-2012-2013, raccontate con grande maestria, sensibilità e passione da Marzio Berrugi con il contributo di Marco Ceccarelli, riferimento per la provincia Viterbo di Marchesi Antinori, che ci ha introdotto al mito di questo vino e alle annate presenti in degustazione.
Il Solaia, punta di diamante tra i vini di Marchesi Antinori, è nato per caso nel 1978 quando nella tenuta che già aveva generato il Tignanello, nel Chianti Classico, ci fu un’annata eccezionale di Cabernet, superiore alle aspettative; il Marchese Antinori ebbe l’intuizione di imbottigliarlo in purezza, solamente 4000 bottiglie, dandole il nome della collina soleggiata del vigneto. L’intento con l’enologo dell’epoca, il famoso Giacomo Tachis, era di creare un vino che potesse competere con i vini di Bordeaux, quindi inizialmente fu 80% Cabernet Sauvignon e 20% Cabernet Franc, ma nei primi anni ’80 venne aggiunto il Sangiovese per arrivare a 75% Cabernet Sauvignon, 5% Cabernet Franc, 20% Sangiovese, per conferire al vino un’impronta Italiana.
L’annata 2013 è meravigliosamente attuale, seduce con la stoffa di un colore rubino intenso, senza cedimenti nell’unghia, mostra un iniziale granato, poco trasparente, antociani molto fitti. Al naso l’intensità e la schiettezza legano con la finezza, è bello cominciare a cercare i profumi: piccole bacche rosse, prugna, rosa rossa, splendido boisé, sottobosco, impasto olfattivo delle foglie cadute in autunno, mentolato. E così si ritrova in bocca, tanta è la struttura che passano secondi prima che ritorni il tepore alcolico, tannini setosi morbidi al massimo stadio, secco, fresco di acidità e sapido sulle labbra, molto persistente ed equilibrato. Sicuramente più impattante la gustativa dell’olfattiva, maturo, splendido vino da situazioni importanti e grandi formaggi stagionati. Il 2013 annata calda, ci si aspettava un vino muscoloso, sorprendente la freschezza e l’eleganza, la sapidità che frena alcool.
L’annata 2012 sembra molto più datato del precedente, granato intenso, al naso più evidenti i terziari, la frutta è una composta, affiora una leggera nota di tabacco, china, diverso in bocca rispetto al precedente, con un’immediata percezione di tannino un po’ spigoloso, comunque strutturato, ma meno morbido tecnicamente, del resto la 2012 non è stata grande annata e grandi vini come questo lo possono evidenziare.
L’annata 2002, il vino è limpido, ha un colore granato sull’unghia che sfuma verso l’arancio, pieno non svanito, poco denso. Ci divertiamo al naso con sensazioni, composta di frutta rossa, gentile boisé, tabacco, leggero mentolato. Questa annata ha un’etichetta diversa perché il Sangiovese del 2002 non fu reputato all’altezza per il Solaia, quindi venne prodotto solo con i Cabernet Sauvignon e Franc; tra l’altro venne messa in commercio con un prezzo più basso; del resto in quell’anno non vennero prodotti i vini a base Sangiovese. E’ un vino che dopo 18 anni ha ancora da dire, si nota la mancanza del Sangiovese ma è un bell’esempio di bordolese, in bocca buona struttura, secco, buona acidità e componente tannica piacevole, amarognolo, persistente.
L’annata 2001 ha colore granata profondo, la china è la prima percezione che arriva al naso, poi pepe, bella fodera di legno, composta di frutta, caffè, cioccolata, minerale, fine, complessità esemplare, tiene splendidamente il tempo, così si rivela anche in bocca, pieno, morbido, grasso con il tannino che non ha segni di cedimento, la sapidità che armonizza l’alcool, emozionante, colpisce la struttura che gli ha permesso di tenere in questi anni ed evolversi sui terziari; è un vino che dispiace bere a tavola, meglio gustarlo fuori dal pasto, molto più lungo del 2002, suggestioni eccezionali al palato e lascia presagire che sarà godibile ancora a lungo.
L’annata 2000 ha un colore integro, un velo aranciato ma ancora granato intenso, limpido, profumi più intensi del 2001, scontata l’intensità e la finezza, tanto sottobosco, piacevolissimo boisé, composte di frutta rossa, china meno aggressiva del precedente e ancora spezie pepe, cannella leggera, caffè, cioccolato. E’ diverso, è più elegante, robusto, caldo morbido, con una freschezza insolita e un tannino perfettamente integrato, non gli daresti 20 anni, non ha lo spessore del precedente ma è più fine, elegante, con bilanciamento di frutta cotta, legno, spezie, acidità fresca, il tempo può scorrere ancora.
L’annata 1999 è granata intenso, limpido, al naso sembra essere tornati al 2001 perché ritorna la china alla grande ed è monumento alla complessità, predominano terziari, composta di frutta, china, spezie, minerale, boisé, ma non ha l’eleganza olfattiva del 2000. In bocca bell’esempio di struttura, sapido, un tannino che comincia a polverizzare, l’acidità c’è ma non ha la piacevole evidenza del 2000 che risulta insuperabile, il top della verticale, una grande esperienza sensoriale ed emozionale. A noi non rimane che immaginare come sarà la magnum di quell’annata 2000, presente nel caveau di Nando al Pallone che chissà, forse sarà protagonista di un’altra degustazione.










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