PRODUZIONE IN LIEVE CALO, MA LA VENDEMMIA 2020 SARÀ DI QUALITÀ

Fabio Ciarla

 

CRESCE LA PRODUZIONE AL NORD, LIEVE FLESSIONE AL CENTRO E UN IMPORTANTE CALO TRA SUD E ISOLE. AUMENTA LA PRODUZIONE IN FRANCIA E SPAGNA MA L’ITALIA RIMANE PRIMO PRODUTTORE AL MONDO

 

In realtà si tratterebbe solo di un -1% rispetto al 2019, in previsione e arrotondando per eccesso di qualche decimale, ma il calo della produzione vitivinicola stimato per il 2020 non spaventa il settore, anzi in qualche modo potrebbe essere anche un segnale positivo. La riflessione nasce dai dati diffusi ad inizio campagna dall’osservatorio congiunto Ismea, UIV e Assoenologi, che ha stimato la produzione totale italiana di vino per il 2020 in 47,2 milioni di ettolitri, in diminuzione di circa 330 mila ettolitri visto il dato di 47.533 del 2019 (in base alle denunce di produzione pervenute ad AGEA) e con un -4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Una diminuzione frutto della stagione ma anche delle misure messe in atto dal Governo per sostenere il settore, in particolare quella della vendemmia verde parziale (ovvero non tagliare l’intera produzione ma solo una parte, a fronte di una compensazione economica).

[ihc-hide-content ihc_mb_type=”block” ihc_mb_who=”unreg” ihc_mb_template=”3″ ]

Nonostante tutto la produzione tricolore dovrebbe confermarsi anche nel 2020 come la più alta a livello globale, un primato che tuttavia non fa felici proprio tutti. “Essere i primi produttori del mondo mi preoccupa, – ha commentato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e Union Internationale des Oenologues (Uioe) – soprattutto se poi parte di questo vino va in distillazione. Allora cerchiamo di produrre meno ma produciamo meglio, altrimenti tanto lavoro si perde perché il mercato non riesce a recepire tutti i nostri vini. In questo senso apprezzo molto i Consorzi che scelgono di ridurre le rese e bloccano i nuovi impianti, bisogna produrre tanto quanto chiede il mercato, anzi un litro in meno”. Nello specifico le stime individuano nelle regioni del Nord Italia una leggera crescita, con un totale di circa 28 milioni di ettolitri prodotti, un piccolo calo al centro (-2% con 7,7 mil. di hl) e un deciso ribasso nella macroarea Sud-Isole con 13,5 mil. di hl e un -7% dovuto in particolare al -15% registrato in Sicilia e al -5% della Puglia.

In termini assoluti il Veneto si conferma la regione più produttiva, con oltre 11 milioni di hl, seguito da Puglia (8,5) ed Emilia Romagna (7,7). A livello europeo le stime vedono in crescita la produzione in Francia, che dovrebbe toccare i 43,4 milioni di ettolitri con un +3,1% sull’anno precedente, e soprattutto in Spagna, dove si preannuncia un +12,8% con un valore assoluto di circa 43 milioni di ettolitri. Positivo anche il dato tedesco, con 8,5 milioni di ettolitri e un +4,5%, mentre vira in negativo la vendemmia portoghese con un -5,7% e 6,3 milioni di ettolitri previsti. Sul resto del mondo il dato è frastagliato, crescono Sud Africa e Uruguay mentre calano quasi tutti gli altri grandi produttori, in particolare l’Argentina registra un -10%.

Le prime uve raccolte fanno immaginare un’annata molto interessante dal punto di vista della qualità, con punte ottime o eccezionali, come ha confermato Cotarella a inizio settembre, per quanto l’Italia sia il Paese con la massima diversità a livello di vitigni e di territori, oltre ad essere ricca di uve a maturazione tardiva, ed è quindi impossibile da riassumere in un concetto unico. Secondo i primi dati comunque l’annata 2020, grazie ad un andamento climatico temperato caldo ma senza eccessi, non particolarmente piovoso e accompagnato da buone escursioni termiche tra il giorno e la notte, sarà di buona qualità. “I primi riscontri analitici – si legge nel report Ismea/UIV/Assoenologi – evidenziano delle gradazioni medio-alte e un buon rapporto zuccheri/acidità, oltre ad un interessante quadro aromatico per le varietà bianche e tenori polifenolici medio-alti nelle uve a bacca rossa. Preludio di interessanti e ottimi vini”.

Ovviamente molto dipenderà, soprattutto per i grandi vini rossi, dall’andamento climatico che si registrerà nell’ultima parte della campagna vendemmiale. L’alta qualità diffusa, insieme alla leggera riduzione delle rese, sono elementi importanti per il futuro secondo il Presidente dell’UIV Ernesto Abbona: “Queste condizioni ci aiuteranno a gestire il mercato in maniera equilibrata. Premesse importanti per valorizzare i listini di un’annata che ci attendiamo molto interessante. Adesso, quindi, diventa necessario sostenere la ripresa dei mercati e del nostro export con nuovi investimenti”. Impossibile, d’altronde, non valutare la vendemmia in corso con uno sguardo ampio ai consumi e, soprattutto alle giacenze presenti sul mercato (purtroppo in costante aumento negli ultimi 5 anni con ovvie ricadute negative sull’andamento dei prezzi). Quella del 2020 infatti non sarà e non potrà essere valutata come una vendemmia uguale alle altre, la pandemia in corso e le crisi economica che sta cominciando a far vedere i suoi effetti peggiori, inducono qualsiasi settore a ragionare sì sulla produzione ma più di qualsiasi altro anno anche sul mercato e sulle economie del comparto.

[/ihc-hide-content]