Si evolve il ruolo del sommelier, si diversificano le competenze comunicative

Il Sommelier Magazine Si evolve il ruolo del sommelier, si diversificano le competenze comunicative

Il Sommelier Magazine Si evolve il ruolo del sommelier, si diversificano le competenze comunicative  La figura del sommelier sta cambiando, si sta evolvendo verso altre forme del comunicare, meno tradizionali di quelle legate alla figura del professionista che con eleganza e competenza propone o suggerisce in ristorante un vino e si prende cura del cliente.

Una figura quella del sommelier “tradizionale” che, in alcuni casi, è diventata uno stereotipo nell’immaginario collettivo, anche con alcune accezioni negative, in alcuni casi un po’ eccessivi, come una figura un po’ ridicola nel suo elencare decine di profumi nel bicchiere.

Il ruolo del sommelier e il suo modo di comunicare sta cambiando perché cambia la società, cambia il modo di comunicare, cambiano le occasioni in cui un sommelier o una sommelier possono valorizzare le loro competenze, le conoscenze apprese con fatica e passione in anni di studio.

Questa pandemia, che stiamo purtroppo ancora vivendo, ha evidenziato ancor di più il cambiamento in atto richiedendo al sommelier capacità di comunicare in modo nuovo attraverso gli strumenti digitali, con degustazioni on line, attraverso concept comunicativi molto variegati, utilizzati sia dalle aziende vitivinicole che dai Consorzi del vino o altre aggregazioni inerenti il mondo del vino.

Il consumatore cerca un sommelier più moderno, meno ancorato a schemi comunicativi classici, che, alle conoscenze della descrizione del vino, sappia intersecare quelle gastronomiche, culturali, storiche, dei territori; un sommelier più empatico e cordiale, meno altezzoso: un consumatore appassionato di vino, che diventa sempre più giovane rispetto al passato, più interessato alla narrativa del vino che alle bottiglie costosissime, più attento alla sostenibilità, alle implicazioni ambientali. I maggiori consumatori di vino sono oggi i cosiddetti “millenials” che ricercano esperienze enologiche insolite, originali, esperienziali, sia in ristorante che in cantina; ragionano su “orange wine” e “vini naturali”, passando da abbinamenti con la cucina giapponese a quella etiope o senegalese o a prodotti da agricoltura biodinamica, piuttosto che arte e vino affinato in anfora.

“Il vino è sempre stato un riflesso della visione che una persona ha di sé”, afferma Eamon Rockey, direttore di Beverage Studies presso l’Institute of Culinary Education di New York e vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui il Grand Award di Wine Spectator  “Ora che molte persone si sono tolte vestito e cravatta a favore di snakers e magliette heavy metal, il mercato è cambiato e riflette una vasta gamma di stili di vita”.

Fondamentale inoltre, vista l’importanza del digitale, costruirsi un personal branding che passa anche da un’accurata gestione del proprio profilo: comunicare oggi significa avere un’attenta gestione degli strumenti social, di un proprio sito personale, di un’immagine che è sia di presentazione di sé, ma anche di dialogo, di confronto. I sommelier e le sommelier di successo approfittano delle opportunità che presenta questo ambito come strumento per coinvolgere gli amanti del vino: chi coltiva connessioni in modo efficace può raccogliere opportunità di lavoro. Uno spazio di intervento del sommelier è sicuramente quello della collaborazione con operatori commerciali del vino per la redazione di schede di prodotto, per la scrittura di contenuti digitali sul vino, per presentazioni on line di prodotti e degustazioni con buyer di tutto il mondo; lo stesso per quanto concerne la collaborazione con aziende produttrici.  Ecco che saper comunicare il vino assume contorni diversi, dove il corso per sommelier è un’ottima base di partenza ma richiede poi un percorso di formazione continua.