Stefania Zolotti
Viticoltore, cantiniere, enologo, agronomo, sommelier. Fino a pochi anni fa erano questi i mestieri del vino che venivano in mente: la vigna regina, l’esperienza della terra e della cantina, la capacità di saper controllare tutte le fasi di produzione, dover gestire il vino dalla coltivazione alla raccolta, dalla vinificazione all’imbottigliamento, l’importanza della conservazione. Innegabile che, senza di loro, non ci sarebbe molto di cui parlare.
Una volta etichettata la bottiglia, tutto quello che stava al di là della vendita sembrava impenetrabile da chi stava al di qua: produrre era una cosa, commercializzare un’altra, raccontare un’altra ancora.
Sì, ma la comunicazione? Il lavoro oggi tende sempre più a fondere i settori e a tirare giù i muri delle professioni per arricchirne il reciproco scambio. Anche il mercato del vino ha dovuto porgere in fretta la guancia allo schiaffo del digitale che, come ogni schiaffo, arriva a sorpresa. Una rivoluzione che ha di colpo rimescolato le carte nella cultura del lavoro costringendo tutta la filiera – dalla produzione alla promozione – a sperimentare non soltanto un linguaggio nuovo ma soprattutto una consapevolezza diversa. In quella filiera, il punto di osservazione del sommelier è strategico e fortunato al tempo stesso: non vive il rischio di impresa del produttore, non deve reggere la smania della vendita, nessuno pretende da lui che si spenda per promuovere un vino al posto di un altro. Al sommelier è chiesto di studiare, assaggiare, conoscere, consigliare, fare il sarto dei gusti altrui: la filiera lungo la quale si muove è diventata affollata e non può più fingere di non vedere i nuovi mestieri nascosti dietro un calice. Eccone alcuni, in rigoroso ordine alfabetico.
1. Brand Ambassador
È una delle figure più recenti e controverse, declinata troppo all’inglese o all’americana e quindi già distante dalla cultura della piccola-media impresa familiare del vino italiano. Se chiedete che mestiere fa il Brand Ambassador alle aziende che investono su questa figura, più o meno vi risponderanno così: “È la figura che si mette in prima linea per l’azienda, mettendoci anche la faccia. Si occupa della comunicazione e vendita del prodotto come un vero e proprio ambasciatore che ha conoscenze tecniche, grande empatia e capacità di vendita”. Semplificando, è un venditore evoluto e multidisciplinare. Lo riconoscete dal sorriso sempre stampato, dalla destrezza con cui approccia, dagli inglesismi e dal trolley sempre in mano. Ambasciator non porta pene, si diceva una volta. Vedremo col tempo se almeno porta bene.
2. Social media manager
Il mercato del vino è uscito dalle vigne e dalle cantine e si è messo a parlare nel web e sui social network: la comunicazione non è il rimedio a tutti i mali ma qualcuno deve pur somministrare il farmaco. Da Instagram a Facebook, le uniche immagini che si vedono spopolare sono calici di bicchieri: è evidente che manchi un social media manager vero, qualcuno che sappia creare un piano editoriale originale. Il social media manager lo riconoscete perché non riempie le pagine solo di contenuti sul prodotto vino o sull’azienda in sé ma fa parlare altro: il territorio, l’attualità, la storia, la cultura, le informazioni ai consumatori, l’estero, i trend.
3. Wine blogger (per non dire Food blogger)
A monte ci sono gli influencer ma bisogna distinguere e fare attenzione. Sembrava dovessero stravolgere il mondo del vino e del cibo coi loro consigli e in effetti l’hanno stravolto ma creando purtroppo confusione. Sembrava dovessero essere gli influenti più esperti ma hanno finito per essere influenzati dalle aziende. I blogger seri li riconoscete dai contenuti che pubblicano, dai chilometri che macinano e dalle storie vere che raccontano sul vino, dal non farsi continuamente ritrarre oggi con una bottiglia e domani con la marca di turno di un’automobile, dal fatto che non chiedono continuamente campionature o altre gratuità. Appello ai sommelier: non snobbate i blogger e gli influencer a prescindere ma imparate a seguire quelli che possono arricchirvi nei contenuti e nel linguaggio e anche nella vastità di un pubblico conquistato per merito. Diffidate delle imitazioni: la competenza è tutto. Tra i nuovi mestieri ci sarebbero anche le wine guides o gli hospitality manager ma non sono altro che le guide enoturistiche e i responsabili dell’accoglienza. Occhio ai paroloni. Il sommelier è una cerniera che non può farsi incastrare.